Come un vento leggero
“Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero” (1 Re 19,12)
Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe. (Matteo 6,14-15)
Egli non ci tratta secondo i nostri peccati, e non ci castiga in proporzione alle nostre colpe. Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così è grande la sua bontà verso quelli che lo temono. Come è lontano l’oriente dall’occidente, così ha egli allontanato da noi le nostre colpe. (Salmi 103,10-12)
Il Vangelo di domenica scorsa che ci ha riportato l’episodio del Figliol prodigo, mi suggerisce questa riflessione che condivido con te oggi. Perdonare, credo sia una delle cose più difficili da vivere, perdonare chi ti ha fatto del male, chi ti ha tradito, che hai scoperto che parla male di te, che fa due facce, … per andare avanti e vivere bene e non sopravvivere davanti agli eventi, senza rancore come il fratello maggiore del Vangelo, bisogna imparare a perdonare altrimenti si rimarrà prigionieri del male e l’invidia o la delusione ci farà tristi, ci chiuderà e ci farà vedere tutto buio. Perdonare serve a noi stessi per crescere, per costruire un cuore sempre più buono e capace di amare, trovando quella pace interiore che ci permetterà, non di far finta di nulla, perché questo non porta da nessuna parte, ma di ricostruire il nostro cuore e il volto delle persone che ci hanno o riteniamo ci abbiamo fatto del male, che ci abbiano traditi nei sentimenti.
Perdonare non è solo un cammino spirituale o morale ma anche un cammino psicologico e umano di educazione che con la scorta della fede acquista un valore aggiunto.
“È conveniente ricordare che sicuramente in molti abbia una o più spine nel fianco, un conto in sospeso con il passato che debilita la nostra felicità attuale, che diminuisce la forza della nostra capacità di costruire un presente molto più soddisfacente. Tutti, in qualche modo, conserviamo la nostra piccola quota di rancore verso qualcosa o qualcuno che sarebbe necessario cominciare a sanare…”. (cfr. lamentemeravigliosa)
Ora per affrontare il perdono diamo uno sguardo alla psicologia che ci suggerisce prima di tutto di accettare le cose come sono andate. Quello che è successo non si può cambiare e anche se non lo comprendiamo quello che è stato è stato. Quello che dobbiamo fare è assottigliare il sentimento della rabbia vedendo le cose in una differente prospettiva, non tutto è e deve essere contro di noi, dobbiamo accettare che le cose sono viste e vissute in modo differente e che questo non è un limite ma una risorsa. Pertanto lo sforzo di perdonare sarà il passo verso la vera libertà, un perdono non finto o d’immagine no!, ma un perdono interiore, vero, autentico che non è segno di debolezza, come alcuni potrebbero pensare, ma è la vera forza, la vera risorsa per vivere liberi, felici, seri e nella fede. Questa capacità di agire si chiama coraggio e forza morale.
Imparare a perdonare ci aiuterà anche nella salute fisica e non solo quella spirituale, perdonare ci toglie lo stress, l’ansia, il malumore e tutti quei sintomi di disagio costante che proviamo nelle nostre giornate, portandoci addirittura alla depressione. Qui non solo entra in gioco l’analisi psicologica o medica ma anche spirituale. Perdonare è l’atteggiamento vero e cristiano che Gesù ci ha insegnato, Lui che ha perdonato i suoi accusatori i suoi carnefici.
Perdonare non significa quindi dimenticare ma è imparare a pensare meglio, a vedere le cose nel suo insieme, come un ragazzo a scuola che combina la marachella, il professore se non sa educarlo perdonando, non cambierà il cuore del ragazzo, nel perdono, nel dare una nuova possibilità, si potranno vedere i risultati, se da entrambi le parti c’è la volontà.
Non odiare nessuno, questo ci toglie il sorriso e la voglia di fare e di essere felci. Il tempo che come si dice: “è il medico migliore”, non è proprio vero, le cose rimangono dentro e si ricordano e lo sforzo allora da compiere non è dimenticare ma perdonare pur sapendo che c’è stato un errore, ma senza precludere i momenti belli che potrebbero esserci ancora.
Per vivere secondo il cuore di Cristo, per essere cristiani e non solo dirlo a parole, allora questa riflessione e questo sforzo è per rimettersi in gioco e per educarci a vivere così. Ciò che ci accade, sia per chi compie che per chi riceve, deve essere occasione per imparare a vivere la dimensione della fede con questo sguardo lungo che va oltre l’orizzonte e il tempo, che apre il cuore e che sa veramente perdonare a se stesso, prima di tutto, degli errori fatti, sapendo che Dio perdona.
Come cristiani cattolici il cammino per riprendere a respirare secondo lo Spirito Santo è celebrare il Sacramento della Riconciliazione, la confessione. Dio guarisce le nostre ferite, ripulisce l’anima dai nostri peccati. E così vediamo le cose con maggiore chiarezza e più nitide.
«Se qualche volta cadi, figlio mio, ricorri subito alla confessione e alla direzione spirituale: mostra la ferita!, perché te la curino a fondo, perché eliminino tutte le possibilità di infezione, anche se ti fa male come in un’operazione chirurgica».. (Cfr. San Josemaría, Forgia, n. 192)
Riprendiamo allora in mano la nostra vita, facciamoci un vero e serio esame di coscienza, diciamo prima di tutto a noi stessi le cose con onestà, accettiamo gli eventuali errori che abbiamo fatto e impariamo a perdonarci sapendo che Dio ci è vicino ed è accanto ad ognuno di noi. A chi è veramente pentito il Signore cammina con Lui e poi lo sforzo di perdonare e farci perdonare per ricostruire quel clima di vita che ci permette, pur nella diversità delle opinioni, delle attività e delle frequentazioni di vita, in modo libero e sereno.
Il Vangelo di Domenica scorsa del Figliol prodigio ci ha suggerito l’attenzione e l’amore che Dio ha per ognuno di noi, come un padre che da lontano ti vede arrivare, come un padre che esce di casa a chiamarti, un Dio, come abbiamo sentito nella prima lettura sempre di domenica scorsa dall’libro dell’Esodo: “Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervìce. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione». Mosè allora supplicò il Signore…” (Esodo 32, 10-11). Un Dio che chiede il permesso a Mosè di punirci ma accetta la mediazione del suo profeta e ci offre una nuova possibilità. Questo a livello spirituale se Dio lo offre continuamente all’umanità, chi siamo noi per non dare una nuova occasione per ricominciare?
Tertulliano nei suoi scritti sottolineava: “Vuoi essere felice per un istante? Vendicati!, vuoi essere felice per sempre? Perdona!”
Quando riuscirai a perdonare o avrai ottenuto il perdono, come abbiamo sentito nel Vangelo: “bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». (cfr. Luca 15,32), allora sarà come un vento leggero che accarezza il tuo viso, il tuo cuore, la tua anima e tornerà quel sorriso che è il volto di Dio che è il sorriso di Cristo e sari felice. Apri le braccia e abbraccia e lasciati abbracciare, sentirai ogni male lasciare la tua anima e ridare il posto al bene, a Dio.
@unavoce
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