rileggendo il magistero

 

Rieccomi a voi dopo il corso annuale di aggiornamento dei cappellani militari ad Assisi. In questi giorni di studio e preghiera dove vi ho ricordato sulla toma del serafico Francesco ho approfittato, come meditazione, di rileggere la lettera enciclica “Caritas in veritate del Sommo Pontefice Benedetto XVI, una lettura che mi ha arricchito il cuore e in questi semplici pensieri, che condivido con voi, sono certo che potranno aiutarvi a crescere nel seguire sempre di più e meglio il Signore animati dal suo Vangelo.

Il mondo oggi, forse più di ieri, è alla ricerca della verità però talvolta il rischio è di cercare la propria verità e non quella vera che fa liberi come ci insegna il Vangelo.

La verità è fondamentale e dovrebbe essere fondante in ogni società, in ogni gruppo, in ogni relazione, in ogni persona, ma il peccato originale che abita la nostra anima, nonostante l’impegno a scegliere il bene e non il male, ci porta non sempre ad essere veri ma a far vedere la verità che noi riteniamo giusta per noi. Questo modo di fare dimentica un aspetto dell’affermazione, la verità vi farà liberi, senza la carità la verità diventa insopportabile.

Vorrei, pertanto, invitare anche voi a rileggere o leggere l’Enciclica di Papa Benedetto XVI “Caritas in Veritate” scorgerete un testo ricco e pieno che vi aiuterà a impegnarvi a vivere in modo retto alla ricerca del bene e della pace in voi e attorno a voi.

Se nel vostro vivere quotidiano dimenticate la carità la vostra fede sarà vana, la vostra preghiera inutile, il vostro servizio e vita vuota.

Quella carità che pretendiamo poi non la viviamo con gli altri, facciamo emergere i nostri limiti, i nostri egoismi, le nostre idee senza metterci in discussione, pensando di avere la verità vera, imponendo i nostri giudizi e il più delle volte i nostri pregiudizi e invece di ricercare la verità diventava solo pretesto per togliere l’attenzione da nostri eventuali limiti.

Senza là verità la carità sarà solo un sentimentalismo e non vera carità, non vero amore. Se si vuole amare bisogna vivere nella verità e se si vuole vivere nella verità non può mancare la carità, difronte a quelle verità che possiamo ritenere scomode.

In un rapporto di amore manca la carità, sarà amore, sarà bene o perbenismo o opportunità, ma non carità. Vale in ogni situazione di vita privata e pubblica, di relazione amicale, famigliare e di gruppi che siano di lavoro o religiosi.

La verità se da una parte é un elemento sociale fondamentale lo è maggiormente nei rapporti interpersonali e famigliari in modo particolare, una verità che va vissuta non sui social ma tra le persone. Si cerca una verità che fa notizia, che punti il dito, ma una verità che non crea pace è una verità senza carità.

Una coppia se manca di verità non vive la carità e se per carità pensa di non essere nella verità sarà solo un perbenismo ma non amore vero. Quelle che chiamiamo volgarmente la bugia bianca può essere opportuna ma diventa inopportuna o deleteria se manca di carità.

Alla base ci deve essere sempre l’amore, se manca questo non siamo secondo il Vangelo, magari brava gente, ma non ascoltatori del vero amore che è Cristo.

Sembrerebbe una sottolineatura banale o troppo sottile nel vivere quotidiano ma farà la differenza nel vivere insieme tra due persone, in un gruppo, in una società, nel mondo.

In tutto questo si unisce un elemento che lega verità e carità che è la giustizia, senza la quale non ci sarà ne verità e tanto meno carità.

Capite perché il mondo si trova sempre in contrasto? perché dimentica questo, portando avanti verità private e giustizie limitate, discriminati e limitanti. Dobbiamo recuperare questo senso pubblico di vita se vogliamo vivere una vita vera, autentica, in pace e bella per tutti e non per alcuni.

Ognuno di noi, ogni persona sul piante, nelle sue capacità culturali e nelle sue ricchezze dovrà collaborare a costruire tutto questo.

Senza Dio, senza dare spazio allo Spirito, il mondo non andrà da nessuna parte. Molti accusano che le guerre sono sempre causate dalle religioni, ma forse dimentichiamo che le guerre nascono da questa mancanza di carità, giustizia e verità, ecco perché come cristiani, come Chiesa abbiamo il dovere di riprendere in mano il Vangelo e viverlo in modo autentico.

Nelle conclusioni di questa enciclica del 2009 troverete il senso del nostro impegno di cristiani nella società.

Questo lo spunto che desideravo condividere per incuriosirvi a leggerla con calma e facendo sedimentare dentro il cuore e l’anima le parole del Papa, attraverso la preghiera. Questo stile di vita è lo stile di Dio è lo stile o dovrebbe essere lo stile dell’umiltà che vuole costruire il mondo nuovo, il Regno di Dio nel rispetto e nella fratellanza.

Rinnegare Dio, significa rinnegare se stessi e porterà in se la mancanza di carità e di verità con l’aggravante della mancanza anche della giustizia.

Vi lascio con le parole della 1 Lettera di san Paolo ai Corinzi 13, 1 – 12 perchè possiate leggere dentro la vostra vita, dendtro la vostra anima se c’è carità, verità e giustizia.

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!

@unavoce