“essenziali per i cristiani unità nella diversità e testimonianza d’amore” (Papa Francesco)

 

In questi giorni, seguendo il viaggio del Papa nel Regno del Bahrein, mi sono soffermato sui suoi discorsi e riflessioni, tutti interessati e attuali, ma oggi per animare la mia comunità reale e virtuale vorrei suggerirvi questi pensieri.

Mille parole e strategie per costruire, conservare e vivere nella pace e poi vediamo cosa succede e non parlo solo di guerre ma di complicazioni a tutti i livelli: economico, climatico, ecc. e guerre tra di noi, tra famiglie per questo e quello, per fare il contrario di quello che ci viene detto o per riprendere quello che non abbiamo più … guerre e tutti gridano allo scandalo , per quelle vicine dimenticando poi quyelle che i riflettori dei media non ci raccontano. E’ come se noi volessimo riprenderci l’Istria, ormai è un’altra realtà per quanto, se capitate da quelle parti vi accorgerete che tutto respira Italia, non è più Italia, quello che è stato è stato, bisogna guardare avanti e l’unica strada è il rispetto nella convivenza, rispetto a tutti i livelli da quello tra marito e moglie a quello tra le nazioni, da quello sul lavoro a quello tra amici.

Rispetto nella diversità e nella ricchezza di sentimenti, pensieri, fedi, tradizioni differenti. Per noi cristiani, c’è l’ha ricordato il Papa proprio durante il suo ultimo viaggio nel Bahrein: “essenziali per il cammino di comunione dei cristiani “l’unità nella diversità e la testimonianza di vita”. Perché “non si può testimoniare davvero il Dio dell’amore se non siamo uniti tra noi come Egli desidera, e non si può essere uniti rimanendo ciascuno per conto suo, senza aprirsi alla testimonianza”, fortificata dalla carità, perché i cristiani “amano tutti” e sono “persone di pace”. (Cfr. Vatican.va)

Oggi in un mondo cosmopolita, dove culture e tradizioni si muovo e si scambiano, importante sarà allora la convivenza rispettosa. Non è questione di rinunciare alle proprie tradizioni o costumi, ma di arricchirci integrando altre culture e tradizioni in un rispetto scambio reciproco che ci permetta di vivere in armonia e in pace sapendo che le diversità non ci dividono ma semmai ci unisco. Partaimo con calma ma con decisione su questa strda, con piccoli gesti, ma concreti.

Il problema è che il diverso ci fa paura, pensiamo che ci tolga quelle sicurezze e certezze che abbiamo e che psicologicamente ci fanno star bene, ma non è così, dobbiamo imparare a relazionarci con fraternità e rispetto nella diversità, non giudicando, ma comprendendo e comunque nella libertà e nella dignità di ognuno, rispettando pur non pensandola allo stesso modo. Chi abbiamo di fronte non è un nemico ma un fratello.

La varietà delle origini e dei linguaggi non è e non deve essere un problema, ma una risorsa, continua il Pontefice “ricordando che a Gerusalemme, nel giorno di Pentecoste, c’erano “Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia” ma anche “Romani, Giudei, Cretesi e Arabi”, che “pur provenendo da molte regioni, si sentirono uniti in un solo Spirito”, e oggi “da tanti popoli e di tante lingue, da tante parti e di tanti riti, siamo qui insieme”, a motivo “delle grandi opere compiute da Dio”. Oggi come allora, chiarisce Papa Francesco, “la varietà delle provenienze e dei linguaggi non è un problema, ma una risorsa”. Noi tutti, prosegue citando un autore africano, siamo inseriti “in quel corpo di Cristo cioè nella Chiesa, che parla tutte le lingue”, perché tutti, scrive san Paolo ai Corinti “siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo”.  (Cfr. Vatican.va)

Questo è il cammino che il mondo, tutto unito e con gli stessi obiettivi, dovrebbe compiere. Noi cristiani e ognuno secondo la sua fede e religione deve camminare e lavorare in questa direzione uniti dalle singole preghiere che davanti a Dio con qualsiasi nome gli attribuiamo, diventano una unica lode.

“La preghiera di lode non isola, non chiude in sé stessi e nei propri bisogni, ma ci immette nel cuore del Padre e così ci connette a tutti i fratelli e le sorelle. La preghiera di lode e di adorazione è la più alta: gratuita e incondizionata, attira la gioia dello Spirito, purifica il cuore, ricostituisce l’armonia, risana l’unità. È l’antidoto alla tristezza, alla tentazione di lasciarci turbare dalla nostra pochezza interiore e dalla pochezza esteriore dei nostri numeri”. (cfr. Vatican. Va)

Uniti spiritualmente a tutto il mondo, a tutte le fedi e culture questo il primo e importate impegno che dobbiamo avere per educare a un cuore nuovo e per costruire una terra in pace e nella pace con la nostra testimonianza, con la nostra capacità di amare e vivere in amicizia, con la nostra voglia di alzare lo sguardo, di allungare la mano, di saper accogliere, di capire, ma soprattutto di amare con il cuore di Cristo.

Per vivere in pace, in definitva, basterebbe rispettrarsi e non pensare di essere più grade di un altro con invidie, gelosie e cattiverie varie, ma amare e volersi bene, gareggiare nello stimarci e vivere questa vita con goia sapendo che non è una prova generale, ma è la “prima” e unica occasione per vivere e per andare in Paradiso.

@unavoce

 

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