All’udienza generale, nella sua ottava catechesi sul discernimento, il Papa parla dello stato di desolazione spirituale che porta a uno “scuotimento dell’anima”: non va evitata perché senza i sentimenti siamo disumani, ma è un’occasione di crescita per la vita (cfr. Vatican.va)

 Chi si trova nella desolazione si sforzi di conservare la pazienza. (Ignazio di Loyola)

Voglio riprendere e rimandarvi, per la lettura integrale all’ultima Udienza Generale del Papa, che ci parla di quando il cuore è al buio e siamo nella desolazione. Continua la sua catechesi sul discernimento e ci aiuta a riflettere.

Nella nostra società e nella nostra vita questa dinamica è molto diffusa. Molti sono desolati per mille motivi e invece di avvicinarci a Dio sembra che cerchiamo in ogni dove delle risposte che ovviamente non troviamo o troviamo e ci appagano solo marginalmente per poi ricadere in questo stato d’animo che non ci aiuta a crescere ne ad essere felici e sereni. La riflessione del Papa ci può aiuta a comprendere come muoverci, a come reagire, a come incamminarci sulla vera strada verso la Luce.

Ripercorriamo qualche passaggio del suo intervento e lasciamo che il cuore e l’anima si gonfino di speranza e di voglia di riprendere il cammino.

“quando nel cuore è tutto buio, triste non c’è un po’ di insoddisfazione, un po’ di tristezza salutare, se non si ha la sana capacità di abitare nella solitudine, di stare con sé stessi senza fuggire, si rischia di rimanere sempre alla superficie delle cose e di non raggiungere il centro della propria esistenza … La desolazione provoca uno “scuotimento dell’anima”: quando uno è triste è come se l’anima si scuotesse; mantiene desti, favorisce la vigilanza e l’umiltà e ci protegge dal vento del capriccio. Sono condizioni indispensabili per il progresso nella vita, e quindi anche nella vita spirituale. Una serenità perfetta ma “asettica”, senza sentimenti, quando diventa il criterio di scelte e comportamenti, ci rende disumaninoi non possiamo non fare caso ai sentimenti, siamo umani e il sentimento è una parte della nostra umanità … Essere desolati ci offre la possibilità di crescere, di iniziare una relazione più matura, più bella, con il Signore e con le persone care, una relazione che non si riduca a un mero scambio di dare e avere … La vita spirituale non è una tecnica a nostra disposizione, non è un programma di “benessere” interiore che sta a noi programmare. No. La vita spirituale è la relazione con il Vivente, con Dio, il Vivente, irriducibile alle nostre categorie. E la desolazione allora è la risposta più chiara all’obiezione che l’esperienza di Dio sia una forma di suggestione, una semplice proiezione dei nostri desideri”. (cfr. Vatican.va)

Come affrontare questo desolazione spirituale quando sentiamo il silenzio più assoluto e non troviamo la via e le risposte? Pregare e stare vicino in silenzio ma presenti, così puoi aiutare e puoi aiutarti. La solitudine e il momento di buio e sconforto non devono impaurirci ma aiutarci a guardarci dentro a verificare le nostre scelte e gli eventi e leggerli alla luce della vita di Cristo con uno sguardo alto, con un atteggiamento positivo nonostante tutto, guardando ad ogni aspetto della situazione del momento dell’evento e nella difficoltà recuperare quei valori che avevamo accantonato.

Ci illumina la figura di Giobbe, che tutti ricordiamo, oppure ritorna a leggere, che dopo aver perso tutti e tutto rimane fedele.

Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?“. La sua non è una risposta immediata, frutto di una reazione automatica dettata dalla tradizione religiosa e di una fede che lo ha guidato per tutta una vita. Giobbe sa che in questi anni ha vissuto tutto come un dono e allora anche la sofferenza che sta vivendo in questo periodo non sembra scalfire quella fiducia che si è coltivata e costruita fino a quel momento. Neanche un male così sconfinato sembra vincere quell’esperienza di vita: chi ha accolto ogni giorno come donato da Dio, continua a sentirselo vicino, come suo Dio, anche se il dono è un dono di lacrime e di dolore. E allora come ha accolto la benedizione subito accetta ora ciò che lo tormenta, ferisce, umilia: “In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra”. (cfr. d. A. Spilla)

Sull’esempio di Giobbe e sulle parole illuminanti del Santo Padre:

“Preghiamo il Signore perché ci dia queste tre grazie: la grazia di riconoscere la desolazione spirituale, la grazia di pregare quando noi saremo stati sottomessi a questo stato di desolazione spirituale, e anche la grazia di sapere accompagnare le persone che soffrono momenti brutti di tristezza e di desolazione spirituale”. (Cfr. Papa Francesco, Omelia settembre 2016)

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