Giovedì prossimo, 1° Dicembre a Roma ci sarà presso il Seminario S. Giovanni XXIII, dell’Ordinariato Militare (Città Militare – Cecchignola) il secondo incontro della Scuola di Preghiera a carattere vocazionale.

L’occasione mi porta a scrivere queste righe per chiedere preghiere per i nostri alunni del nostro Seminario e per le vocazioni alla vita consacrata.

A te giovane che leggi non chiudere il cuore, ascolta potrebbe essere che Dio chieda la tua disponibilità. Non pensare di non essere adatto o pronto, solo Lui sa, a te il compito di ascoltare la Sua voce, lasciati provocare e mettiti in discussione e con generosità rispondi se senti che potrebbe essere la tua strada, la tua vocazione, confrontati con il tuo cappellano, il tuo sacerdote e inizia a fare un discernimento serio. 

Di recente il Santo Padre, parlando agli alunni del Collegio Latinamericano così ha ricordato: “Pastori del popolo, non chierici di stato. Chiedi la grazia di saper stare sempre davanti, in mezzo e dietro la gente, coinvolto con la gente da cui Gesù ti ha preso”(cfr. VaticanNews.va)

E’ sempre un rischio grande, per noi sacerdoti, quello di ricordarci solo del pulpito e poco della vita concreta. Abbiamo costruito nel tempo una figura sacra e poi ci siamo dimenticati di essere uomini e il mondo lo ricordo ogni giorno mettendo in mostra le nostre mancanze, limiti e difficoltà; quanto sarebbe bello evidenziare anche tanto bene che molti fanno. 

Qui, oggi e ora, questo mio parlare non è né una confessione né una scusa, ma solo un parlare ad alta voce davanti al Tabernacolo nel mio incontro quotidiano con Lui e con il desiderio di condividerlo per chiedere di pregare e amare sempre la Chiesa e i suoi pastori, buoni o meno, belli o meno, capaci o meno, perché possiamo sempre avere una certezza: la Chiesa è di Cristo ed è Lui a guidarla usando noi, ognuno secondo il suo ruolo, il suo grado e la sua posizione, per amarlo e servirlo prima di ogni altra cosa. Senza di Lui e la lode a Lui attraverso le forme che conosciamo della liturgia e della tradizione, noi non costruiamo nulla e gli errori e le mancanze che si commettono sono l’umanità che emerge. Consapevoli che una divisa cataloga l’insieme, allora la richiesta di preghiere del popolo e dal polo per la Chiesa e i suoi pastori perché non si allontanino dal vangelo, dalla verità e dalla carità è indispensabile. Amate la Chiesa, vogliate bene ai vostri pastori. L’uno non esclude l’altro e insieme allora costruiremo il Regno che Dio ci ha promesso.

Lui il Signore del mondo, non lo costruisce per noi, lascia a noi il compito di costruirlo standoci accanto ma non intervenendo se non sulla base della nostra preghiera vera e autentica, sincera e fatta con amore, con sacrificio, con impegno solo così Dio allora sente la nostra umanità e la risolleva dalle sue cadute.

Essere cristiani e cattolici non ci pone su un piedistallo, ma in mezzo, davanti e dietro al popolo e se dal basso qualcuno ci guarda non perché siamo in alto o migliori, ma che sia solo perché noi ci siamo chinati per allungare la mano e aiutare, soccorrere e proteggere.

Pregate, per i vostri Pastori, per quelli che sono in formazione, per i giovani che sono in ricerca, andate a trovarli, partecipate alla vita della comunità e amate sempre la Chiesa: è Cristo in mezzo a noi.

@unavoce

 

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