“Io sono voce di uno che grida”

 

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. (Gv 1,19-28)

L’ultima figura che voglio portare all’attenzione in questo tempo di Avvento è quella di Giovanni il Battista.

“ … Giovanni è la voce, parla a nome di un altro, la parola invece è una, la Parola è Cristo. E come il Battista ogni cristiano, nella propria vita, nel proprio ambiente, può e deve essere voce quella Parola. In un’omelia di Benedetto XVI ascoltiamo: “Giovanni Battista è una voce nel deserto ed è un testimone della luce; e questo ci tocca nel cuore, perché in questo mondo con tante tenebre, tante oscurità, tutti siamo chiamati ad essere testimoni della luce. Questa è proprio la missione del tempo di Avvento: essere testimoni della luce, e possiamo esserlo solo se portiamo in noi la luce, se siamo non solo sicuri che la luce c’è, ma che abbiamo visto un po’ di luce” (III Domenica di Avvento, 2011). Ma il vertice della testimonianza del Battista lo ritroviamo nei versetti successivi: “Sono stato mandato avanti a lui. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire” (Gv 3, 28-30). Giovanni Battista identifica Gesù come lo sposo e dice di se stesso di esserne l’amico, eppure aggiunge: “io devo diminuire perché lui deve crescere”. Questo monito, come una consegna, resta un principio fondamentale della nostra esperienza cristiana, umana e spirituale: Cristo deve crescere nella nostra vita, il resto deve diminuire. C’è un gioco che la liturgia ci regala nel collocare le date di nascita del Battista e di Gesù attraverso un intreccio simbolico: al solstizio d’estate, infatti, dove è collocata la nascita del Battista, le giornate cominciano ad accorciarsi, la voce deve diminuire; al solstizio d’inverno, invece, dove è collocata la nascita di Cristo, il sole comincia a crescere, le giornate si allungano, la Parola deve crescere. Imitiamo, in questo tempo di Avvento, colui che è voce della Parola e amico dello Sposo per vivere il mistero del Natale con rinnovata meraviglia, accogliendo l’Emmanuele come il Kyriosdella storia e della nostra vita …”. CONTINUA A LEGGERE

Il mondo cerca fama e notorietà grida per farsi vedere, Giovanni è decisamente controcorrente “io non sono colui che voi pensate” ma sono voce di altri e si contrappone la voce alla venuta di Cristo che sarà parola la Parola che si fa Carne.

Non lasciamoci ingannare dalle voci che cercano di distrarci dalla vera Parola che è Dio, non lasciamoci ingannare anche da quelli che ci sembrano i buoni e i bravi perché il rischio è che siano i “bravi” di mazoniana memoria. Impariamo tutti ad essere Voce di Dio con la nostra vita.

@unavoce

 

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