Un cammino di luce

 

Hadevijch di Anversa a una sua intemperante discepola le fa una ramanzina, invitandola a lasciare perdere un bel po’ delle sue «buone opere» per starsene quieta al cospetto di Amore. «Non trascurare opera alcuna – le dice – ma non fare nulla in particolare». Con un’altra la pazienza è proprio al limite: «Perdi molto tempo per la cura che dedichi a qualsiasi cosa che ti capita… non sono mai riuscita a condurti verso la giusta misura». Fiducia è proprio questo: attendere quietamente alle necessarie attività quotidiane senza voler strafare, con il sorriso interiore di chi Amore lo sente e lo vede già presente accanto a sé”. (cfr. M. Terragni)

 

Abbiamo iniziato la Santa Quaresima, evidenziando che in questi quaranta giorni le nostre prtatiche penitenziali e di pregheira ci aiutino a riscoprire la luce che forse si è affievolita dento la nostra anima, pertanto in questo tempo vogliamo compiere un cammino che ci porti a recuperare la vera Luce che è Cristo per celebrarlo nella Santa Pasqua rinnovati. Così, oggi, con voi vorrei parlare della fiducia e della fede. Partirei da un brano di vangelo, quello del seminatore (Luca 8,4-15) dove sappiamo, perché lo spiega Gesù stesso, che il seme è la metafora della Parola e il terreno – nelle sue varie forme – è la metafora dell’anima di chi ascolta, pertanto mi pare di intravedere in queste Parole di Gesù il senso profondo e cristiano di questi due elementi di cui voglio intrattenermi con voi.

“Poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un’altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un’altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per intendere, intenda!». I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché vedendo non vedano e udendo non intendano. Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell’ora della tentazione vengono meno. Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza”. (Luca 8,4-15)

Noi siamo la generazione che non si fida, noi non ci fidiamo delle persone, delle istituzioni, delle notizie, del professore, del medico, del prete, della Chiesa … partiamo sempre con sospetto su ogni cosa. Non discuto questo sentimento perché il più delle volte ci accorgiamo che c’è mancanza di rispetto e solo il desiderio di propaganda o di vendita o di apparenza, ma non è sempre così e non lo deve essere con le persone e tanto meno non ci deve essere questo sentimento con e verso Dio, da qui una fiducia allora che diventa fede e affidamento.

Per affrontare questo tema credo non si possa dimenticare l’aspetto psicologico, a cui faccio riferimento e al quale ti rimando in un articolo di V. Sabater, che ci coinvolge. Mi fido di te se rispetti le regole che ti ho dato o che ci siamo dati.  Capite che questa non è fiducia ma semmai è un contratto di lavoro quindi, mi fido se rispetti le regole che tra l’altro controllerò. Ora, questa non è una fiducia incondizionata ma condizionata dalle regole. Giusto, sbagliato? Io direi che questo non è amore, ne passione, ne voglia di costruire, ma solo una ricerca di sicurezza che alla lunga porterà. Ogni cosa che facciamo, da quando usciamo di casa a quando facciamo spesa, prendiamo un taxi, un bus, ecc. l’atteggiamento è quello della fiducia. Pertanto tutto quello che facciamo e viviamo, deve avere questo tipo di atteggiamento. Amarsi, allora, significherà fidarsi altrimenti sarà solo un controllo e/o una imposizione. In tutto questo poi non possiamo dimenticare che c’è o ci puo essere l’errore, lo spaglio e da qui la perdita di fiducia con il forte rischio di non riprendersi più. Se manca l’aspetto dell’amore, inteso come esserci comunque e nonostante tutto, non si andrà da nessuna parte.

Fiducia e fede, quindi, potrebbero sembrare la stessa cosa, ma credo, invece, che bisogna fare una piccola distinzione per comprendere che forse hanno una prospettiva differente ma sono collegate.

“La fede coinvolge la parte intellettuale del credente (come diceva sant’Agostino: intelligo ut credam, «comprendo per credere»). La fiducia invece coinvolge la parte emotiva. Quando proviamo fiducia? Proviamo fiducia quando ci aspettiamo da qualcun altro un qualche bene che consideriamo raggiungibile, sebbene magari con qualche difficoltà, non immediatamente. Come è evidente da questa definizione, la fiducia allora è più legata alla seconda virtù teologale, la virtù della speranza”. (cfr.Catt.ch)

Questo credo essere l’atteggiamento profondo da assumere nel vivere quotidiano, un atteggiamento di speranza che mette l’altro in condizione di recuperare e noi di credere che tutto può accadere e questo vale nel rapporto interpersonale e nel rapporto spirituale con Dio. Mi fido di Dio ma non controllo, mi affido e spero che Lui realizzi i miei desideri e se non li realizza mi fido perché so che mi vuole bene e quello che accadrà, sarà per il mio bene, se sarò capace di ascoltare la Sua Parola e farla maturare dentro il terreno buono del mio cuore.

La fiducia nelle altre persone, che sia il partner o altri, se è venuta meno, va recuperata in questa luce di speranza, tutti sbagliano e tutti possono redimersi e noi non possiamo giudicare, perché nessuno di noi è perfetto ma tutti in cammino verso la perfezione. Come ci suggerisce la psicologia un ti voglio bene vale più di un aver fiducia e di una richiesta di conferma di qualche atteggiamento.

Con Dio è così. Io credo in Te e vivo la vita affidandomi a Te e ringrazio sempre comunque vadano le cose. Tra di noi questo non sempre o quasi mai vale perché ci sentiamo traditi, salvo poi essere peggiori da chi pretendiamo fiducia e rispetto. Pertanto la fiducia esige volontà e impegno, lavoro e determinazione e soprattutto essere convinti di quello che stiamo vivendo.

Su questo tema la psicologia fa studi da anni e potete trovarli ovunque. Io non sono un esperto ne pretendo di esserlo, ma solo cerco di leggere la mia vita e le miei esperienze sulla base degli studi e della fede per aiutarci insieme a riflettere. Non ho risposte o ricette di vita, credo che nessuno ne abbia, ma io sicuramente no, ho solo la mia poca e povera esperienza per aiutarci a crescere e ad affrontare la vita, le sue logiche e le sue dinamiche con la lucidità più limpida possibile senza allontanarci dal vangelo, unica Parola fondamentale per la nostra vita di credenti.

Credere in se stessi, aiutarsi a fidarci l’uno dell’altro, sostenere l’altro: “io credo in te”, come ci spiega la psicologia e vi rimando all’articolo di Valeria. Sabater, sarà l’atteggiamento che ci aiuterà a camminare nella direzione giusta. Io credo in Te Signore so che non mi abbandonerai, so che mi fari scoprire la strada, mi fido di Te mi affido a Te e accetto ciò che accade.

A me e a ognuno di noi il compito di ascoltare la Sua Parola con il cuore. La giusta misura, come ci suggerisce la citazione iniziale, ci aiuterà a camminare. Ora, a te che leggi, giovane o maturo, abbi fiducia e speranza. La tua fede ti aiuterà ad accogliere la vita, al di là di chi pensa che la fiducia sia impossibile legarla alla fede perché su due piani differenti. L’unico piano è l’amore e il rispetto e in questo tutto e tutti trovano la strada senza limitare le scienze ovviamente che ci aiutano a comprendere i vari aspetti e i vari livelli. La fede è il collante di ogni nostra cellula di vita.

@unavoce

 

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