Terapia dei pensieri

 

Conoscere la storia della Chiesa credo sia importante per comprendere il cammino di essa, dalla sua fondazione ad oggi e al di là di notizie storiografiche degli uomini e delle donne di un certo rilievo che hanno creato il pensiero cristiano è importante conoscere per crescere nella nostra fede. Un argomento che dividerò in due parti per praticità di lettura.

Nei primi secoli della vita della Chiesa, dal III secolo circa, dopo la vicenda apostolica e dopo essersi formate le prime comunità cristiane con a capo gli Apostoli, è nata l’esigenza di scrivere i racconti riferiti dagli Apostoli stessi per non perdere le loro memorie orali e si iniziarono a scrivere i testi che oggi ancora leggiamo e fanno parte dei libri canonici della Bibbia al fine di essere proclamati nei momenti comunitari di preghiera. Diventati testi ufficiali, sulla base di questi, alcuni uomini santi e sapienti “hanno saputo rendere grande la Chiesa e lasciare testimonianza di una conoscenza teologica e di una forza spirituale immortali. La chiesa oggi li chiama Dottori della Chiesa. Scrittori illustri, dunque, che condussero una vita santa e devota, forti di conoscenza di cose sacre, al punto da essere riconosciuti Dottori per decreto del papa o del concilio ecumenico. Scrittori illustri, dunque, che condussero una vita santa e devota, forti di conoscenza di cose sacre, al punto da essere riconosciuti Dottori per decreto del papa o del concilio ecumenico. Ma quattro di loro oltre che dottori sono considerati anche Padri della Chiesa, e dunque hanno il doppio titolo: parliamo dei quattro padri della Chiesa occidentale, Sant’Agostino d’Ippona, Sant’Ambrogio, San Girolamo e San Gregorio Magno. Sono proprio loro ad aver elaborato quella che conosciamo come Patristica, il pensiero cristiano dei primi secoli. Prima di allora gli studiosi e gli autori cristiani erano impegnati nell’Apologetica, la disciplina teologica grazie alla quale essi sostenevano le proprie tesi religiose e morali contro le critiche le accuse provenienti dall’esterno. Esiste infatti anche la cosiddetta Patristica minore, promossa da quegli studiosi che difesero la fede cristiana contro ebrei, pagani, eretici. Con l’editto di Milano (313 d.C.) i Cristiani avevano ottenuto la libertà di culto, quindi ora ci si poteva concentrare sullo studio dei testi sacri e sulla diffusione della religione. Non è facile riassumere in poche parole l’importanza rivoluzionaria del pensiero patristico, che si sviluppò a partire dal III secolo d.C. I Padri della Chiesa iniziarono la loro opera di studio e predicazione, e poiché erano prima di tutto dei sapienti, non esitarono a fare proprie anche la filosofia e la cultura pagana, ereditata dai greci e dai romani, per creare la nuova filosofia cristiana. Anzi, cercarono di integrare il pensiero pagano, rielaborando molti concetti in chiave cristiana e riconducendoli alla propria fede. In questo modo la filosofia classica diventa un mezzo per capire le verità cristiane. Questo approccio è definito Patristica greca. Atteggiamento completamente opposto avrà invece la Patristica latina, che rifiuterà qualsiasi contaminazione dalla filosofia pagana, in quanto ostacolo alla religione, e rivendicherà la necessità di creare una filosofia esclusivamente legata al Cristianesimo, giustificando molte lacune come misteri della fede”. (cfr. holyart)

Tra questi ce ne è uno, che ho recuperato nella lettura e nello studio personale recentemente, spronato da un articolo apparso sulla rivista “La Civiltà Cattolica”, che vi invito a conoscere, leggere e abbonarvi (nella nostra Biblioteca potete trovare tutti i numeri) ed è: Evagrio Pontico, un monaco cristiano vissuto a metà del trecento in Asia Minore, il quale scrisse un celebre trattato, “Contro i pensieri malvagi”, divenuto uno dei testi classici in sede teologica per la trattazione dei vizi capitali.

“Evagrio vedeva nei pensieri l’origine delle azioni cattive che, ripetute nel tempo, divengono vizi che minano la volontà e soprattutto suggeriscono che la tendenza al male sia invincibile, fino a lasciare la persona in preda al senso di una totale solitudine e disperazione di sé. I pensieri malvagi possono non soltanto portare a compiere il male, ma tolgono anche energie e impediscono di esprimere il meglio di sé: ricordano in maniera ossessiva traumi subiti, fallimenti, preoccupazioni per la salute, compiti che non si riescono a portare a termine, valutazioni negative sul valore di sé e la possibilità di essere apprezzati da altri; oppure illudono, suggerendo un’idea spropositata di sé, fino a ritenersi il centro del mondo”. (cfr. laciviltàcattolica)

Nell’introduzione all’articolo, l’autore, Giovanni Cucci, dice che: “I pensieri sono parte di noi, ci accompagnano, ci consigliano, ma anche ci inquietano, ci scoraggiano. Alcune persone ne sono così tormentate da non trovare pace, non riuscendo a liberarsene e impedendosi di svolgere una vita serena e attiva. Non si tratta certamente di un problema nuovo; la spiritualità cristiana se ne è a lungo occupata”. (cfr. o.c.)

Ora, proprio da questo lettura e da questa introduzione, voglio suggerire anche a voi di fare questa riflessione personale, per un “discernimento” della vita sia umana che spirituale. Da qui molti santi e direttori spirituali hanno elaborato regole per il discernimento, regole per chi intraprendeva una vita religiosa o di consacrazione totale, ma credo che possano essere indicazioni utili per ognuno di noi, qualunque vocazione viva.

Continua. Al prossimo articolo!

@unavoce

Foto di Copertina: fonte