“Più tu combatti e resti fedele nel servizio del Signore, più i tuoi sensi e i tuoi pensieri verranno purificati … Il Signore ama e appoggia col suo aiuto coloro che sono zelanti e lavorano per ottenere la salvezza dell’anima” (Sant’ Efrem il Siro)

 

La cultura cattolica ci parla di tentazione e senza fare un trattato di teologia voglio solo fare una chiacchierata con voi, per offrire uno spunto alla riflessione e allo studio personale. Da Adamo ed Eva e dalla libertà che hanno avuto di scegliere parte caddero nella tentazione e da questo consenso libero nasce il peccato, un peccato che coltiviamo talvolta senza accorgerci attraverso i nostri pensieri.

Il Sacramento della Riconciliazione (la Confessione) è oggi, più che mai, disertato. Il peccato è messo in discussione e sembra, parlando con le persone, che nessuno faccia più peccati e in quanto alle tentazioni riconoscendo che fanno parte della vita sembra che cedere sia ormai l’unica strada e l’unica logica, perché combatterle non ha più senso, non va più di moda, come se la fede e la religione o i valori possano essere mode come un pantalone o una borsa.

Difficilmente, pertanto, trovo la consapevolezza del peccato e quando ognuno di noi si accosta al Sacramento della Riconciliazione rischia di raccontare la vita e le sue dinamiche ma guardando agli altri, che siano famiglia o no, invece di guardare se stessi.

Riflettendo su queste cose, sia per la mia vita personale spirituale, sia per il mio servizio nella Chiesa come sacerdote che guida una comunità, mi sono imbattuto in un testo di un Padre della Chiesa, San Efrem il Siro, un gigante della teologia e del pensiero cristiano che mi ha illuminato la mente e il cuore, aiutando sia la preghiera che il ministero. Credo che condividere con voi questa lettura possa aiutare a mettere quel sano dubbio e così riuscire a fare un analisi di come ci accostiamo al Sacramento della Riconciliazione, a come ci prepariamo a questo Sacramento e soprattutto a come impostiamo le nostre giornate e la nostra vita. Per avere bei pensieri, bisogna avere una vita bella e per “vita bella” intendo non una bella vita, perché è questo il limite, se invertiamo le parole cambia il senso di tutto. Quindi una vita bella che sappia accettare e accogliere gli altri, capace di servire, di lavorare per avere una vita dignitosa, con la capacità di avere uno sguardo ampio, alto, capace di leggere al di là dell’apparenza.

Il nostro mondo sta uccidendo Dio e il sacro, lo sta escludendo sempre di più e in questa nostra società che sta mettendo fuori da tutto e da tutti Dio – questa nostra umanità distratta e alla ricerca di sa quale valore, mettendo in discussione tutto e non ai fini di una cultura e di una conoscenza per capire e riordinare o costruire, ma solo per il gusto di criticare e trovare difetti, che poi alla fine risultano essere solo una banale giustificazione per non fare e questo lo vediamo sia nel matrimonio che nei consacrati, sia nelle istituzioni private e pubbliche che nella Chiesa e tutto questo per contestare senza un ideale se non quello di eliminare quell’aspetto spirituale della vita che poi essendo indispensabile vien riempito di un vuoto spirituale che distrugge invece di animare e in questo baillame – cosa emerge? Solo un profondo egoismo ed individualismo che sa solo buttare tutto senza costruire nulla, che critica senza fare.

Questa è la vera tentazione, questo è il male vestito di bene che confonde la mente e il cuore e ci fa litigare tra di noi o ci fa cercare cose che appagano solo al momento senza la pazienza di seminare e di coltivare il terreno ma con la pretesa del tutto e subito. Senza impegno, sacrificio, fatica, senza un’analisi delle cose e dei fatti, senza un’autocritica seria non andremo da nessuna parte.

No mi ritengo né un bigotto né un fanatico, ma un umile cristiano cattolico e peccatore, più di altri sicuramente, ma che ama Dio e la Sua Chiesa e la serve, pur con tanti difetti personali, ma che la serve rimanendo nel solco della fede e del magistero, vivendo le promesse sacerdotali, anche se alcune volte con fatica, sempre però con impegno e convinzione e in tutto questo che ci circonda, che è un dono che Dio ci ha fatto pur non meritandolo, sento solo lamentele, critiche, accuse per poi non trovare altre cose che sostituiscano o forse non serve sostituire nulla, ma demolendo tutto certo non rimane nulla e se ricostruire sarebbe la logica, non vedo però impalcature che annunciano costruzioni solenni e imponenti come quelle dei Padri della Chiesa, dei Santi, dei Testimoni, dei Martiri, la grande laicità che serpeggia non è libertà, è solo pigrizia ed egoismo, individualismo, è il nulla e il vuoto più assoluto. Si corre, si lavoro, si vuole fare soldi per poi spenderli e rimanere però vuoti perché il tempo è dedicato solo al guadagno senza coltivare il cuore e la mente e questi si ammalano diventando sempre più vuoti, silenziosi e assenti. Il peccato e le tentazioni della vita qui entrano e il diavolo, vestito di perbenismo e di laicità, di libertà e di apparente giustizia e trasparenza, porta il male, dividendo e mettendo gli uni contro gli altri.

Lotta contro le tentazioni: “Se ti viene in mente un cattivo pensiero, grida, con lacrime al Signore: «Signore, sii buono con me peccatore! Perdonami, o amico degli uomini. Signore, allontana il male da noi!». Certo, il Signore conosce i cuori: sa quali pensieri sorgono da un animo cattivo, ma sa anche quali pensieri vengono in noi versati dalla stizza amara dei demoni. Tuttavia sappilo: più tu combatti e resti fedele nel servizio del Signore, più i tuoi sensi e i tuoi pensieri verranno purificati. Infatti, nostro Signore Gesù Cristo ha detto: Ogni ramo che in me porta frutto, io lo purificherò, perché porti frutto maggiore (Gv 15,2). Solo abbi la più sincera volontà di farti santo! Il Signore ama e appoggia col suo aiuto coloro che sono zelanti e lavorano per ottenere la salvezza dell’anima. Senti ora un esempio, che ti illustra i cattivi pensieri. Quando l ’uva vien colta dalla vite, gettata nel torchio e pigiata, produce il suo mosto, che viene raccolto in vasi. E questo mosto, all’inizio, fermenta tanto forte, come se bollisse al fuoco più acceso in una caldaia; anche i vasi migliori non riescono a contenerne la forza, ma si rompono per il suo calore. Ciò avviene con i pensieri degli uomini, quando essi si elevano da questo mondo vano, e dalle sue cure, alle realtà celesti. Allora gli spiriti cattivi che non ne possono sopportare il fervore, conturbano in mille modi la mente dell’uomo, cercando di suscitarvi una tetra burrasca, per rovinare e squarciare il vaso, cioè l’anima, riempiendola di dubbi e rendendola infedele.” (cfr. Sant’ Efrem il Siro, Da “Ammonimento ai monaci egiziani, 10,2”)  

Ora cosa fare? Non perderti nei tuoi pensieri cattivi, non abbandonare la preghiera, Dio ci indica la via d’uscita dalla tentazione e ci dà la forza per sopportarla: “Nessuna tentazione, superiore alle forze umane, vi ha sorpresi; Dio infatti è degno di fede e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze ma, insieme con la tentazione, vi darà anche il modo di uscirne per poterla sostenere” (1 Cor.10,13). Il combattimento e la vittoria sulla tentazione sono possibili solo nella preghiera. Gesù è vittorioso sul diavolo grazie alla sua preghiera, fin dall’inizio, ricordiamo la tentazione di Gesù nel deserto (Mt. 4,1-11) e nell’ultimo combattimento della sua agonia, ricordiamo quando Gesù ando al Getsemani dopo l’ultima cena prima di essere arrestato (Mt. 26,3644). Lui è vittorioso e con Lui anche noi possiamo liberare la mente dai cattivi pensieri e combattere quelle tentazioni che distruggono non solo il nostro vivere quotidiano ma anche l’anima, portandoci lontani e assenti, distratti e vuoti. Accostiamoci al confessionale, chiediamo ai nostri sacerdoti di confessarci. Rimaniamo con Dio e attraverso il Suo Cuore Misericordioso, troveremo la vera felicità.

@unavoce

 

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