Vivere la vita

“Fai ciò che ti piace, che serva a qualcuno e che costi fatica”, fu questa la risposta a una mia domanda nel momento che dovetti prendere una decisione nella mia vita nella quale non riuscivo a dare risposte. Mi tornano in mente spesso queste parole del mio direttore spirituale e confessore. Quando qualcuno mi ferma per chiedermi consiglio per la propria vita, per le scelte della vita, da quelle sul lavoro a quelle dell’amore, a quelle di avere un figlio e altro, penso sempre a queste parole. Troppo spesso tutti, nessuno escluso, ci lasciamo condizionare dalle situazioni esterne, da cosa pensa la gente, dal nostro egoismo, da mille scuse che giustifichino per una scelta che non sappiamo prendere o per giustificarci per le scelte di comodo che facciamo.

Quando si è in confusione, intanto, credo sia importante non scegliere nulla e temporeggiare per chiarirsi le idee valutando ogni aspetto e alla fine, pensando a questo adagio e valutando le tre dimensioni che possono diventare la strada per scegliere, allora si fa una scelta. Ovviamente non è una ricetta, ne ha la soluzione certa, ne la risposta esatta, perché non c’è una risposta esatta, soprattutto se viene dall’estero, ma ognuno di noi deve e dovrà scegliere e trovare la risposta esatta, dovrà pregare e valutare le situazioni, ma sicuramente dovrà porsi nella posizione di prendersi le proprie responsabilità e quando facciamo notare l’età, l’inesperienza, ecc. conta poco perché se per esempio hai avuto la capacità di mettere in cinta una ragazza e poi ritieni di essere giovane per portare vanti una gravidanza, avevi però la stessa libertà di fare o non fare quello che volevi, quindi la serietà sarà portare a termine quello che hai iniziato e l’età o altre scusanti centrano poco. Fai pure quello che ti piace, la passione è un elemento importante della vita, ma fallo con intelligenza, che serva anche ad altri senza essere egoista e se questo ti cosa impegno, fatica, scelta che brucia allora forse potresti essere sulla strada giusta. 

Nel vangelo ci viene ricordato che chi mette mano all’aratro e si volta indietro non è degno, «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio». (Lc. 9, 62) quindi cari amici questo vale per noi e per tutti e in tutte le scelte e in tutte le età della vita. 

Se non c’è limite nel fare le cose, non ci deve essere limite poi nel prendersi le conseguenti responsabilità. Sentiamo spesso: è troppo giovane per avere un figlio, per una multa, per un incidente in macchina grave, magari scappando pure, per un lavoro faticoso, per la scuola, lo studio … capite che questo si chiama egoismo, opportunismo, mancanza di serietà e di responsabilità e non c’è nessuna età o situazione che giustifica. E noi dobbiamo educare alla responsabilità sempre e di ogni atto. Bisogna usare la testa e gli educatori, genitori o altri, dovranno collaborare ed esserci per indirizzare la strada, per aiutare a superare un momento difficile, difendere e proteggere non è così che si fa e non è così che si costruisce una società sana, indipendentemente dalla fede, che semmai è un valore aggiunto.

Le regole servono per aiutarci a rimanere nel solco dell’intelligenza e del rispetto reciproco. Ora, per esempio, a chi si vuol separare dal proprio matrimonio, o chi vuole abbandonare l’ordine sacro, o chi non trova pace nel lavoro, o chi pensa che tutto è lecito … bisogna ricordare che la libertà non è fare quello che si vuole, ma rispettare gli altri e se stessi, poi bisogna prendersi le proprie responsabilità con uno sguardo altruista e fare agli altri quello che desideri ricevere, usare la testa, l’intelligenza, la capacità di fermarsi, di limitare gli istinti ricordandoci che abbiamo un cervello pensante, quindi l’educazione, il rispetto, la fede sono tre spazi da usare, costruire, vivere.

Sarà importante, allora, vivere con serietà e intelligenza, che non significa non divertirsi, non vivere – come direbbe qualcuno – ma vivere educando e guidando la mente e i pensieri, capire le emozioni, quello che si ha dentro il tuo cuore, riconoscere i pregi e i difetti, gestire le scelte e il destino con intelligenza, amare le persone in modo sano e non egoistico o malato, trovare il posto in questo mondo e il posto della propria vita in questo mondo. 

Questo il cammino che ognuno dovrebbe compiere anche con aiuti esterni se necessitano e per noi cristiani e ogni persona credente la fede diventa uno strumento per confrontarsi e vivere l’amore la passione il servizio … con uno sguardo differente. Per fare tutto questo serve avere la mente libera, conoscere le cose, pensarci sopra, pensare ai risvolti, avere delle basi solide di educazione e di rispetto, di impegno e di sacrificio. La vita è un’avventura meravigliosa ma va vissuta, appunto, con impegno e il “tutto e subito” o l’aspettare che altri facciamo al tuo posto, non funziona. Bisogna essere protagonisti della propria vita ma non a discapito della vita degli altri, semmai in concerto, in confronto, in aiuto gli uni degli altri.

Vivere responsabilmente, in tutti i settori della vita, ci farà essere veramente felice. Sarai tu l’autore della tua felicità se saprai accorgerti, avere uno sguardo capace di andare oltre l’orizzonte, di rimettere nel tuo cammino al posto giusto i valori che fanno l’essenza dell’uomo sia nella dimensione umana che in quella spirituale. Con responsabilità affrontiamo le varie situazioni, alla luce della fede e nel confronto con la Sua Parola, con una vita Sacramentale seria e comunitaria di Chiesa partecipata, ti accorgerai che le cose cambiano e l’indicazione iniziale che vi ho citato può diventare una cartina al tornasole per vivere le nostre vite da uomini e donne e da cristiani, da veri cristiani.

Riascoltiamo le parole degli Atti degli Apostoli al capitolo 11, 19-26: “In quei giorni, quelli che si erano dispersi a causa della persecuzione scoppiata a motivo di Stefano erano arrivati fino alla Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non proclamavano la Parola a nessuno fuorché ai Giudei. Ma alcuni di loro, gente di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, annunciando che Gesù è il Signore. E la mano del Signore era con loro e così un grande numero credette e si convertì al Signore.
Questa notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, e mandarono Bàrnaba ad Antiòchia. Quando questi giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede. E una folla considerevole fu aggiunta al Signore. Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Sàulo: lo trovò e lo condusse ad Antiòchia. Rimasero insieme un anno intero in quella Chiesa e istruirono molta gente. Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani”.

Perché hanno creduto, sono riusciti a testimoniare e hanno sofferto per credere, ma avevano conosciuto e amato il Cristo. Possiamo anche noi amare per conoscere, testimoniare perché amiamo, scegliere anche con fatica perché crediamo, questo lo chiediamo nella preghiera e lo mettiamo in pratica nella vita pur con cadute e difficoltà, sapendo che Dio ci ama. 

@unavoce

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