Solidali nel dolore

 

Chi partecipa al tuo piacere ma non al tuo dolore perde la chiave di una delle sette porte del paradiso. Puoi dimenticare la persona con cui hai riso, mai quella con cui hai pianto. (Kahlil Gibran)

 

Ci stiamo preparando a celebrare la Pentecoste e vorrei farlo soffermandomi con voi sull’evento dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna ma altre regioni italiane. Uno sguardo con gli occhi della fede e della speranza e come i discepoli raccolti nel Cenacolo per paura dei romani, noi raccolti nelle nostre paure e disagi, croci e difficoltò, ci fermiamo a pregare oltre che al lavoro alla solidarietà e all’impegno concreto.

La storia ci ricorda che difficilmente impariamo dai nostri errori, però oggi vorrei ricordare a me e a voi che i gesti di solidarietà, di abnegazione, d’impegno, di sacrificio che ho visto in questi giorni dell’alluvione mi hanno aperto il cuore. Per quanto sia difficile assistere al dolore e alla disperazione di chi con fatica aveva costruito una vita e in pochi minuti si trova distrutto tutto, l’evento ci riporta alla caducità della nostra esistenza e ci fa soffermare su una riflessione con i piedi per terra, anzi nel fango, dove degli “angeli” – così sono stati definiti dai media i giovani soprattutto ma in molti hanno e stanno collaborando per aiutare chi colpito a risollevarsi – con la loro presenza allegra hanno donato non solo aiuto ma la speranza.

Nel peggio viene fuori il meglio di un popolo che è diventato quello che è grande nella storia e ancora oggi per la sua capacità di compassione e di unità nel dolore, preludio indispensabile per tempi sereni e felici nella pace e nel rispetto accogliente. Il dolore ci insegna non solo a saperlo affrontare ma a guardare oltre per riprendere il cammino senza scoraggiarsi e di coraggio si tratta, coraggio di azioni pericolose per aiutare, coraggio per metterci in gioco, coraggio a riprendere il cammino, coraggio a non perdere ne la fede ne la grinta necessaria per risorgere. 

Non servono proclami o esibizioni quando si tratta di aiutare, non serve pubblicità o richieste, la vera pubblicità è il sorriso di chi è nel fango, il grazie commosso di chi non ha altro da poter dire è il commento di anziani che credo nei giovani perché sono loro che ci hanno ricordato e dimostrato che non ci sono barriere, non c’è età, non c’è confine di terra o di cultura ma che possiamo farcela solo quando siamo uniti. Uniti nei valori, uniti nel rispetto di diversi modi di vivere e di credere senza rinunciare ai propri valori pensando di essere migliori o peggiori ma solo unti perché nel dolore si scorge l’alba del nuovo solo che ora è velato dalla nebbia della sofferenza. 

Le parole poco servono, le richieste o i proclami o le varie organizzazioni, l’unica cosa che conta è l’impegno personale, un paio di stivali e una vanga, un piatto caldo da condividere, una preghiera o una parola di conforto, ma tutti solidali e questo non significa fare tutti la stessa cosa ma essere tutti capaci di compassione.

Nel mondo ci sono mille situazioni di disagio ma quando sono lontane diventano “tribune” per proclami e giudizi, quando invece ci sono accanto diventano lavoro e impegno, quello allora che dobbiamo imparare è saperci accorgere e l’alluvione la superiamo, ma per alcuni “disastri” del cuore e dell’anima serve la nostra vanga, quella dell’amore e della compassione, del supporto e della carità che non è dar ragione o giustificare ma abbassare la testa e lavorare.

La pace non è solo assenza di conflitti, la serenità non è solo non avere problemi che siano di natura o di altro genere, ma la pace e la serenità devono essere una condizione dell’anima, pertanto va coltivata per affrontare, accogliere e portare la croce e affrontare i momenti difficili. Una serenità e una pace che si costruiscono con l’avere il senso della misura, la conoscenza delle proprie capacità e limiti, il rimboccarsi le maniche e sapersi mettere in discussione.

Nella tua preghiera chiedi allo Spirto Santo che sappia darti coraggio aumentando la tua fede e la tua voglia di riuscire nella vita, puoi farcela spetta a te a riconoscere chi sei a non aver paura ma fidarti del Signore mettendoti in gioco.

Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri, vieni; datore dei doni, vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto.
O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, raddrizza ciò ch’è sviato.
Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Amen.
(sequenza di Pentecoste)

@unavoce

 

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