Vangelo ed Eucarestia

 

“L’Eucaristia non è un premio per i buoni, ma una forza per i deboli, un vincolo di comunione … Per non disgregarvi, mangiate questo vincolo di comunione; per non svilirvi, bevete il prezzo del vostro riscatto … C’è un pericolo, c’è una minaccia: disgregarci, svilirci, cosa significa oggi questo disgregarci e svilirci? Ci disgreghiamo quando non siamo docili alla Parola del Signore, quando non viviamo la fraternità tra di noi, quando gareggiamo per occupare i primi posti, gli arrampicatori, quando non troviamo il coraggio di testimoniare la carità, quando non siamo capaci di offrire speranza. Così ci disgreghiamo. L’Eucaristia ci permette di non disgregarci, perché è vincolo di comunione”. (cfr. Papa Francesco, Omelia Corpus Domini 2015)

 

Può capitare che alcune persone alle quali non abbiamo fatto nulla, o almeno crediamo questo, siano diventate “cattive” nei nostri confronti, allontanandosi e più che essere indifferenti diventano maligne nei nostri confronti e noi di questo ci stiamo male perché non ne capiamo il motivo pur avendoci fatto un esame di coscienza. La nostra reazione è allora la chiusura per poi passare qualche volta al contrattacco ma il più delle volte a non pensarci pur standoci male e pensando che non si possa più far nulla, forse la causa fu un malinteso, un fraintendimento, una permalosità, un gesto o una parola non compresa … difficile a dirsi, ma sta di fatto che tutto ciò ha chiuso i rapporti. Capite bene che tutto questo accade ogni giorno anche nelle nostre piccole vite perché, come abbiamo detto, alcune situazioni ci portano e portano gli altri a pensare male di ogni situazione, sventolando si, parole e soluzioni, diritti e giustizia, ma che poi però fatichiamo a vivere perché leggiamo la vita solo come diciamo noi, come la vediamo noi, senza metterci nei panni dell’altra persona.

Molte volte abbiamo fatto del bene o abbiamo pensato che quello che abbiamo fatto sia bene ma la reazione è stata completamente differente da quello che ci aspettavamo. Diciamo pure e ne siamo anche convinti che non ci aspettiamo nulla ma pur non aspettandoci nulla e non volendo nulla la reazione è l’allontanamento, la chiusura e la delusione difronte a una situazione del genere. 

Come fare, allora, quando le persone vanno in protezione, si allontanano, diventano “cattive o maligne”? Dobbiamo ricordarci e non dimenticare mai che sono persone che stanno soffrendo (e non siamo noi necessariamente la causa) e la sofferenza molte volte rende “cattivi” e invece che aprirsi al dialogo o alla condivisione, si chiudono, si allontanano nei migliori dei casi, altrimenti parlano male degli altri diventando uno sfogo e una protezione.

La differenza noi però, come cristiani, la possiamo fare volendo bene comunque e sempre, sapendo aspettare e non perdendo mai l’occasione per fare un passo nella loro direzione anche se non lo vogliono, anche se lo rifiutano, anche se ci trattano male. Del resto questo è il vangelo, amare anche i nemici, amare sempre e comunque. 

Lo sappiamo tutti che la reazione naturale molte volte è l’indifferenza “non ti curar di loro ma guarda e passa”, direbbe Dante Alighieri, (Inf.III,51), e anche se questa espressione è usata proverbialmente per significare che non bisogna preoccuparsi delle calunnie o delle malignità altrui, o comunque delle bassezze della vita, però sappiamo e comprendiamo che l’indifferenza non è cristiana, non è secondo il Cuore di Cristo, Lui che non è rimasto indifferente davanti a nessuno neppure ai suoi carnefici c’insegna come comportarci. Bisogna, pertanto, avere una maturità affettiva che non ci leghi ma che non crei neppure distanza e indifferenza perché dobbiamo sempre volere il bene dell’altro.

Talvolta pensiamo che la nostra infelicità sia causa di queste situazione, allora la prima cosa che facciamo è difenderci dagli altri invece di capire e capirli. Quindi hai due possibilità: o apriti e amare, o chiuderti ed aver paura e la seconda scelta però sarà la vera causa della tua infelicità e del tuo disagio. Il segreto sarà invece aprirsi agli altri, accoglierli e questo non significa essere dei libri aperti, ma essere accoglienti senza dare peso ad ogni situazione, o a tutte le parole o a degli eventi in modo negativo, ma vedere e cercare sempre il lato buono. La tua indipendenza affettiva ed emotiva ti farà così veramente libero al punto di accogliere anche le persone che si chiudo e che ti hanno fatto del male.

Oltre a quello che abbiamo già detto per camminare in questa direzione bisognerà allora essere attenti, un’attenzione non critica ma amorevole, perché amare non significa assecondare ma essere presenti e attenti e amare significa anche dire di no. La tua porta e il tuo cuore devono rimanere aperti, anche per chi non vuole entrare veramente con rispetto, so che non è facile, ma tu non devi mai creare un muro ma offrire sempre e continuamente una possibilità, anche difronte ai continui rifiuti. Sembra illogico, ma lasciamo fare al Signore, a noi il compito di non rinunciare mai, perché amare è anche essere flessibili è comprendere anche l’altro punto di vista, amare è saper aspettare.

Perché allora dire di no? che tra le altre cose risulta essere una situazione non facile da vivere, ma serve per differenti motivi: per educazione, per convinzione, per paura, per evitare tanti problemi ma soprattutto per far comprendere attraverso una educazione indiretta – e lo sapete bene come genitori o educatori – che amare è anche questo: saper dire di no. Ma come dire di no? Sempre con rispetto! Per compiere questo esercizio sarà fondamentale che tu sia convinto delle tue abitudini, esempio come mangiare, come vestire, come muoverti … e devi imparare a mettere dei paletti a te e agli altri, come per esempio porre dei limiti di tempo, di modo, di occasione, che non significa rifiuto, ma semmai carattere. Prima di tutto però bisognerà imparare ad ascoltare con gli orecchi e con gli occhi, sia gli altri che se stessi, valutando le proprie forze personali che possono affievolirsi per stanchezza, stress, ansia e nello stesso tempo credere in se stessi, avere un po’ di autostima, questo ti porterà a dire cosa pensi con garbo ed educazione e ti educherà ad accettare il pensiero degli altri, lo stile di vita e i modi degli altri e questo non ti deve allontanare o indispettire, perché la ricchezza della vita sta anche nella diversità di opinioni e di visione di essa, pertanto imparare ad aiutare gli altri, anche se non te la senti, anche se la pensano in modo differente, sarà il vero segreto. Sii allora attento e impara ad anticipare le richieste, sei una persona intelligente e capisci, quindi la tua attenzione ti aiuterà nella risposta in modo bello, vero, elegante e anche se sarà negativa sarà un aiuto e un passo nella direzione giusta.

La psicologia ci consiglia per imparare a dire “no” ad alcune varianti nel reagire, evitando nello stesso tempo la parola “no”. Per esempio: “non voglio” diventa “preferisco”, “non faccio una determinata cosa” diventa “perché non fare quest’altra cosa”, “non mi piace” diventa “gradisco di più questo”, “non puoi” diventa “e se scegliessi quest’altro?”. Sembrerebbe solo strategia e forse lo è, ma sicuramente sono il segno dell’intelligenza, dell’attenzione, dell’amore e della passione della vita bella, di voglia di essere positivi e costruire bene e pace in noi e attorno a noi nonostante tutto.

“«La tentazione oggi – scrive Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris Missio – è di ridurre il cristianesimo a una sapienza veramente umana, quasi scienza del buon vivere. In un mondo fortemente scristianizzato è avvenuta una «grande secolarizzazione della salvezza», per cui ci si batte, sì, per l’uomo, ma per un uomo dimezzato, ridotto alla sola dimensione orizzontale. Noi, invece, sappiamo che Gesù è venuto a portare la salvezza integrale, che investe tutto l’uomo e tutti gli uomini, aprendoli ai mirabili orizzonti della filiazione divina». La salvezza che la Chiesa annuncia è autocomunicazione di Dio. È salvezza che ha le sue movenze in Dio. Di fatto è salvezza trascendente, assolutamente gratuita e imprevedibile, nella quale Dio Uno-Trino si rivela e si comunica come Amore, Creatore e Padre degli uomini, creati a sua immagine e fin dal principio «scelti nel Figlio per la grazia e per la gloria» – come si esprime l’attuale Sommo Pontefice nell’enciclica «Dives in misericordia». Una salvezza che deve essere annunciata a tutti e da tutti partecipata, tanto da essere testimoniata da ciascuno che l’ha accolta”. (cfr. Eucarestia ed Evangelizzazione Card. J. Saraiva Martins)

Sulla scorta di questa affermazione, che ti ho citato e che t’invito a leggere nella sua completezza, comprendiamo che noi cristiani la differenza la facciamo attraverso l’ascolto e la riflessione sulla Parola di Dio e la partecipazione all’Eucarestia, queste sono la nostra forza per vivere e condividere la vita, non lasciarti trascinare, ma sii trascinatore, ascolta con il Cuore la Parola del Signore e partecipa con devozione e con frequenza alla S. Messa, saranno la tua forza e la strada per cambiare le situaizoni. 

@unavoce

 

Foto di Copertina: Parrocchia dei Militari “Madonna di Loreto” – 15° Stormo