Nella vita e nella fede

 

Sembra sempre più evidente oggi il venire meno del ruolo dei genitore che per motivi più o meno leciti abdicano al loro impegno educativo delegando altre realtà come la scuola, la chiesa, il posto di lavoro, i gruppi, la politica … che per quanto legittimi e indispensabili con delle regole e dei programmi non possono e non è il loro ruolo sostituirsi ai genitori e al loro ruolo educativo. Troppo spesso vediamo e sentiamo cose che non hanno senso, dove l’assenza di questo ruolo produce una crisi generale. Questa mancanza provoca, anche involontariamente, crisi all’impianto famigliare portando i figli a una critica non costruttiva nei confronti di queste istituzioni di formazione e in primis è proprio la famiglia a soffrire. Quella famiglia assente che poi critica queste istituzioni sottolineando solo i limiti e difendendo i figli anche quando non serve senza tenere in conto i pregi e il ruolo che hanno e che svolgono pur con i limiti, forse servirebbe una maggiore corresponsabilità e responsabilità per una vera collaborativa educazione dall’impegno, al rispetto per una vita sana e produttiva per se stessi e per la società.

Se questo è valido e fondamentale nel mondo e nell’ambito della vita ordinaria, tanto vale anche nell’impegno della vita cristiana. Viene a mancare oggi forse più di prima quella trasmissione della fede con i figli lasciandoli liberi al punto di non far comprendere l’importanza, assolvendo questo compito solo affidando alla chiesa per riceve i sacramenti per poi andarsene o neppure questo. Ma come ogni aspetto educativo della nostra vita il primo ambito anche di catechesi e formazione cristiana parte dalla casa, è la famiglia, sono i genitori i primi annunciatori e lo si è con l’esempio più che con le parole. Il clima famigliare, il linguaggio che si usa, la fedeltà alle piccole o grandi cose del quotidiano, il rispetto, la serietà, la condivisione del tempo e come dicevamo soprattutto l’esempio che si dà più delle parole sono il vero strumento che non può essere dimenticato. 

L’educazione parte dalla casa, la scuola aiuterà la formazione culturale, la chiesa la vita cristiana, ecc. ma la fede e il rapporto con Dio partono dalla casa, sapendo affrontare i problemi e accogliere le domande che i giovani figli fanno e si fanno e qui a questo punto e solo qui allora c’è il ruolo coadiuvante dalla della Chiesa con la catechesi per completare la formazione e l’educazione che, come abbiamo detto, però parte dalla casa e questo vale anche per la scuola e negli altri ambiti del vivere. 

Se una persona non sa accogliere, non sa stare al posto, non s’impegna, … possiamo incolpare la giovane età forse, ma sicuramente l’educatore, che sia genitore o altro, manca al suo impegno di aiuto e supporto a comprendere il valore delle cose. Dare tutto non è educativo, non far comprendere l’impegno e il sacrificio per raggiungere degli obiettivi che siano scolastici, di lavoro o di vita non è educativo, difendere a spada tratta ogni azione non è educativo, obbligare certo non è la forma più giusta per educare ma sicuramente responsabilizzare, far comprendere, dialogare, essere presenti, dare delle regole è fondamentale.

La libertà non è essere e fare ciò che si vuole ma avere degli obiettivi e perseguirli responsabilmente. Non mi ergo a custode della verità in questo campo, ma basterebbe che i genitori si preparassero a questo ruolo, non basta fare i figli e non fargli mancare nulla, con loro bisogna avere tempo, dare tempo, ed essere presenti nella loro crescita e nella loro attività senza caricarli di obiettivi che più che per loro sono una realizzazione del genitore che dice di volere il suo bene e il meglio per loro senza ascoltare poi le loro esigenze, i loro momenti difficili. Educare è faticoso, ci vuole tempo ed è impopolare. Con i figli non si è amici o compagni ma genitori, educatori seri e di esempio, così come pretendiamo giustamente poi dagli insegnati, dai preti, dal datore di lavoro … e da chi nella società ha un ruolo formativo. 

Al riguardo mi è capitato tra le mani un documento antico di Papa Pio XII che vi riporto e vi rimando che ci aiuta a rimetterci nei ruoli che abbiamo di genitori e/o educatori.

“C’è un passaggio dell’enciclica Mystici Corporis  di Pio XII particolarmente attuale in un tempo in cui è in crisi la trasmissione della fede in famiglia e la Chiesa si accinge a vivere la prima fase del Sinodo sulla sinodalità che ha come fine la missione. È quello che Papa Pacelli dedica alla descrizione della Chiesa come Corpo di Cristo “composto organicamente e gerarchicamente”. Il Pontefice invita a non credere che la struttura organica della Chiesa “sia costituita dai soli gradi della gerarchia e ad essi limitata, oppure, come ritiene un’opposta sentenza, consti unicamente di persone carismatiche (benché cristiani forniti di doni prodigiosi non mancheranno mai alla Chiesa)”. Non solo vescovi e clero da una parte, e persone con speciali carismi dall’altra. Il Papa aggiunge: “Che anzi, specialmente nelle presenti condizioni, i padri e le madri di famiglia, i padrini e le madrine di battesimo, e in particolare quei laici che collaborano con la gerarchia ecclesiastica alla dilatazione del regno del divin Redentore, occupano nella società cristiana un posto d’onore, per quanto spesso nascosto, e anche essi, ispirati ed aiutati da Dio, possono ascendere al vertice della più alta santità, la quale, secondo le promesse di Gesù Cristo, non mancherà mai nella Chiesa”. “Nelle presenti condizioni”, cioè, nell’anno 1943 segnato dall’orrore catastrofico della Seconda Guerra Mondiale, il Successore di Pietro indica il “posto d’onore” che occupano (o dovrebbero occupare) “i padri e le madri di famiglia”, il Popolo di Dio che lavora e vive l’ordinarietà della vita cristiana e dei suoi sacramenti. Non soltanto Pacelli ricorda la via della santità per loro, ma sottolinea il loro fondamentale contributo alla dilatazione del Regno, cioè alla missione. Oggi come ottant’anni fa, forse oggi più che ottant’anni fa, è proprio alla testimonianza quotidiana e nascosta dei padri e delle madri di famiglia che è affidata la missione di testimoniare la fede. Ridisegnando la struttura del Sinodo e aprendolo al contributo effettivo dei laici a fianco di quello dei vescovi, Papa Francesco prosegue e approfondisce una consapevolezza che viene da lontano e che ha avuto come pietra miliare il Concilio Ecumenico Vaticano II”. (cfr. VaticanNews)

Così ci stimoliamo a vicenda a riprendere seriamente in mano il ruolo di genitori o di educatori a trasmettere i valori veri e non quelli effimeri ed apparenti, a dare il buon esempio, a dialogare spiegando dando risposte serie e competenti alle loro domande e obiezioni, aiutando i loro ragionamenti confrontandosi con più realtà sia nella vita quotidiana come nella vita cristiana. 

Serietà, fedeltà, impegno, sacrificio, responsabilità saranno e dovranno essere la strada che insieme aiutandoci dobbiamo percorrere per avere una vita vera, una vita bella e non semplicemente una a bella vita perché alla fine si rimane solo con “un pugno di mosche in mano”. Educate alla serietà a scuola, alla buona educazione, a sapersi comportare secondo il posto, il luogo e le persone, serietà e fedeltà nel lavoro, imparare il valore del sacrificio e premiare i risultati non la buona volontà, che va riconosciuta ma con degli step, altrimenti tutto scorrerà semplice e senza problemi fino a quando non si scontreranno con la vera vita. Educare è aiutare a incamminarsi non sostituendosi a loro ma aiutandoli a crescere con la mete, il cuore, l’anima e il fisico.

La vita cristiana è amare Cristo, qualsiasi vocazione vivi al centro ci deve esserci Cristo, Lui è al primo posto e amare Lui significa amare bene chi ci sta intorno, questa è la preghiera che come genitori ed educatori dobbiamo fare: aumenta la nostra fede perché amandoTi e mettendoTi al primo posto ameremo bene chi ci sta intorno, ameremo bene la nostra famiglia.

@unavoce

 

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