la giusta distanza
Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 1Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». (Luca 19, 1-10)
Una delle maggiori difficoltà nel vivere sono le relazioni interpersonali. Vorrei oggi portare alla vostra memoria la teoria del porcospino del filosofo tedesco Arthur Schopenhauer che in una sua storia ha scritto di una notte d’inverno in cui una colonia di porcospini cominciò a sentire freddo… “Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione”. (cfr. Arthur Schopenhauer “Parerga e paralipomena”)
Questa storia che sembra per bambini il filosofo in verità la usa per far riflette sulla difficoltà del vivere insieme agli altri e di mantenere la giusta distanza nei rapporti con le persone, per non ferirsi a vicenda. Il racconto ci ricorda che le relazioni sono il frutto di un complicato e delicato equilibrio tra vicinanza e distanza. Pertanto in questa povera riflessione ci faremo aiutare dalla psicologia alla luce della nostra fede per leggere e riflettere su questo aspetto del nostro vivere perché solo trovando il giusto equilibrio troveremo anche la via per la serenità e la felicità del nostro vivere e delle scelte che facciamo.
“Questo vale per tutte le relazioni: quelle di amicizie, quelle sentimentali e soprattutto quelle familiari! Pochi conoscono questo dilemma, ma tutti quanti abbiamo sperimentato il dolore per una relazione amorosa o d’amicizia andata male. Il dilemma del porcospino consiste in un paradosso: più si sta lontani e più si soffre, più si sta vicini e più si soffre! È una vera e propria metafora della ricerca di una maggiore intimità tra le persone …Parafrasando la metafora dei porcospini, possiamo dire che nelle relazioni noi cerchiamo e desideriamo la vicinanza, ma quando siamo troppo vicini l’intensità della fusione può diventare soffocante e dolorosa. Secondo Schopenhauer, il mantenere una giusta distanza dagli altri poteva soddisfare il bisogno di calore e allo stesso tempo evitare ferite troppo profonde. La soluzione è tutta nella giusta distanza: quella distanza reciproca che rappresenta la via per proteggersi da ciò che può ferire dall’interno o dall’esterno. Per stare vicini senza ferirsi bisogna riuscire a mantenere un certo equilibrio! Si tratta di trovare l’equilibrio tra due aspetti che caratterizzano la nostra vita: appartenenza e separazione. Come possiamo trovare l’equilibrio tra vicinanza e distanza, tra il nasconderci e l’essere trovati? La prima cosa importante è essere sicuri di se stessi e sentirsi a proprio agio con ciò che siamo. Conoscersi e amarsi è il segreto per potersi avvicinare all’altro e amarlo. Solo in questo modo possiamo correre il rischio di farci trovare e stare vicini ad un’altra persona. Il secondo passo è stabilire i confini di se stessi. Ciò significa che dobbiamo aver chiaro chi siamo al di là dell’altro: stabilire chi sono! Costruire un proprio senso d’identità ci permette di definire i nostri confini interni in modo stabile ma non rigido, così che permettano agli altri di avvicinarsi a noi, senza però superarli e soffocare chi siamo, quello che sentiamo e come prendiamo le nostre decisioni.”. (cfr. A. Ribaldone)
Credo che ognuno di noi debba coltivare relazioni sane e questa teoria può venirci incontro nel nostro cammino personale di crescita e per compiere questo percorso dobbiamo seguire due bisogni fondamentali che sono comuni a tutti, la necessità di avere legami e il bisogno di conservare una propria individualità e qui è la difficoltà nel nostro quotidiano perché vogliamo essere considerati e nello stesso tempo vogliamo essere liberi e mantenere una nostra identità. Pertanto per creare un rapporto stabile e sano bisogna trovare il giusto compromesso per un reciproco rispetto ricercando quell’equilibrio tra le persone. In questa dinamica del vivere nascono solitamente i problemi perché pretendiamo talvolta senza rispettare le esigenze dell’altro.
Ora cosa poter fare per trovare la giusta distanza? Credo sia fondamentale per ogni persona coltivare i propri interessi dedicando tempo senza mancare di rispetto all’altro. Nella relazione bisogna equilibrare sincerità e dolcezza nella giusta misura, onestà e delicatezza nello stesso tempo, imparando a dedicare tempo agli altri e sapendo ricercare il proprio spirito dedicando tempo per noi stessi. Va da se che questo cammino non è facile ma è indispensabile seguirlo per avere una vita piena.
Nel Vangelo vediamo Gesù sempre in mezzo alle persone a predicare, a vivere e condividere, ma in alcuni casi spesso si isolava per stare in silenzio e pregare, per allontanarsi dalle masse e rimanere solo per riprendere le forze. Questo allora è lo stile che anche noi dobbiamo imparare nelle relazioni, avere il giusto equilibrio, sapere cosa veramente vogliamo e vivere con queste conoscenze ci aiuterà a rispettare e a rispettarci, a condividere e a ricaricarci per essere insieme sempre nella giusta dimensione. Una figura mi torna alla mente, la vicenda di Zaccheo, lui voleva vedere, voleva esserci ma era piccolo e sale sull’albero e Gesù lo vede e lo invita a scendere e si autoinvita a casa sua. C’è una distanza che può essere orizzontale ma anche verticale, per Zaccheo era l’altezza, per molti è la vicinanza o meno. Ora l’episodio ci ricorda due cose che nessuno è meglio di altri e che nel momento che si trova un punto d’incontro non c’è alto o basso, lontano o vicino, ma la distanza esatta quella della tavola dove ti guardi negli occhi, qui tutte le distanze sono uguali e chi si trova a quella tavola si può sentire unito e accolto e alla pari. La giusta distanza quindi sembra essere il problema e l’attività da intraprendere ce la offre l’immagine della tavola, quella di casa e quella dell’Eucarestia. In questa tavola umane e spirituale c’è rispetto e famigliarità, seduti uno accanto all’altro ma nella giusta distanza, né troppo vicini né troppo lontani tutti alla stessa altezza. La tavola l’incontro, l’agape, l’eucarestia sono la via per trovare quella giusta distanza che ci permette di avere relazioni sane e costruttive. L’ospite principale, la distanza giusta, la relazione perfetta, si ha solo mettendo Gesù nel mezzo, vale nella coppia di coniugi, nelle amicizia, nella fraternità.
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