Liturgia della Parola
Il punto di arrivo della nostra esistenza è dunque luminoso come il volto del Messia trasfigurato
TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE
il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. (Mt. 17,2)
Lasciamoci affrancare nella fede, in questo piccolo “francobollo di spirituale”, con le parole di San Giovanni Paolo II, Papa: “Il mistero della Trasfigurazione si compie in un momento ben preciso della predicazione di Cristo della sua missione, quando cioè egli inizia a confidare ai discepoli di dover “salire a Gerusalemme e soffrire molto… e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno” (Mt 16, 21). Con riluttanza essi accolgono il primo annuncio della passione e il divino Maestro, prima di ribadirlo e confermarlo, vuole dar loro la prova del suo totale radicamento nella volontà del Padre perché davanti allo scandalo della croce essi non abbiano a soccombere. La passione e la morte saranno infatti la via per la quale il padre celeste farà giungere alla gloria “il Figlio prediletto”, risuscitato dai morti. Questa sarà d’ora innanzi anche la via dei suoi discepoli. Nessuno giungerà alla luce se non attraverso la croce, simbolo delle sofferenze che affliggono l’umana esistenza. La croce viene, così, trasformata in strumento di espiazione dei peccati dell’intera umanità. Unito al suo Signore nell’amore, il discepolo partecipa alla sua passione redentrice. Perciò san Paolo, nella lettura odierna, esorta Timoteo con queste parole: “Soffri anche tu insieme con me per il Vangelo, aiutato dalla forza di Dio. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa” (2 Tm 1, 8-9). La sofferenza per il credente non è che un passaggio temporaneo, una condizione transitoria. Gesù – ribadisce l’Apostolo – “ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo del Vangelo” (2 Tm 1, 10). Il punto di arrivo della nostra esistenza è dunque luminoso come il volto del Messia trasfigurato: in lui è la salvezza, la beatitudine, la gloria, l’amore di Dio senza limiti. Come, pertanto, non essere pronti alla sofferenza che conduce a questo traguardo? Essa trae senso dall’impegno a convertire la nostra debole natura alle esigenze del bene. Essa tiene conto dei limiti fisici e spirituali delle nostre persone e dei quotidiani rapporti sociali, inquinati purtroppo dall’egoismo e dal peccato che rendono faticoso il nostro cammino spirituale. La Trasfigurazione ci mostra, alla fine, la prospettiva di un cambiamento fondamentale e soprannaturale nello stesso tempo, di una vittoria e di un annuncio della Pasqua di Cristo, un annuncio della Croce e della Risurrezione. È già Cristo trasfigurato, quel Cristo che dopo la sua Risurrezione dovranno vedere con i propri occhi gli stessi Apostoli e tanti altri testimoni della sua Risurrezione. Testimoni di questa novità del mondo che la sua Risurrezione inaugura e la Trasfigurazione preannuncia. Gesù ci ha dato i mezzi per affrontare vittoriosamente il buon combattimento della fede, nella fedeltà alla sua parola e nell’umile adesione alla Croce. Ascoltando assiduamente il Vangelo, celebrando il Mistero salvifico nei Sacramenti e nella Liturgia eucaristica, si diventa capaci di annunciare e testimoniare la novità cristiana con una disponibilità generosa e pronta. Non da soli, però, ma inseriti nel Corpo di Cristo che è la Chiesa, sacramento universale di salvezza. La Chiesa è la grande comunità dei credenti in Gesù Cristo, guidata dai Pastori da lui scelti. Egli, nel suo amore per gli uomini, ha costituito i Dodici come suoi testimoni e ad essi ha affidato la custodia della fede e la continuazione della sua opera, sotto la guida di Pietro”. (cfr. San Giovanni Paolo II, Papa)