Liturgia della Parola

XXIV Tempo Ordinario

Perdonare è contemplare l’esempio di Gesù che si dona e perdona.

XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». (Mt 18,35)

 

Lasciamoci affrancare nella fede, in questo piccolo “francobollo di spirituale”, con le parole di Mons. Giuseppe Mani, già Ordinario Militare per l’Italia: “Tutta la pedagogia divina prepara l’uomo al perdono. E’ un cammino lungo. Dio deve sottrarre l’uomo alle sue passioni e farlo entrare in un piano di carità. Già nel caso di Caino, l’omicida, Dio promette che chi lo ucciderà sarà vendicato sette volte. Nel Deuteronomio, mettendo fine ad una giustizia sfrenata Dio limita all’ “occhio per occhio e dente per dente”. Oggi Gesù nel Vangelo ci dice di perdonare sempre e nella preghiera ci insegna “Perdona a noi le nostre colpe come noi le perdoniamo ai nostri debitori”. Il perdono diviene un nuovo comandamento ed è scritto nel cuore stesso della preghiera dei suoi discepoli- Ai contemporanei appare come una mancanza di forza. Nell’interpretazione comune si pensa che il cristiano perdoni perché non può fare altrimenti. Il perdono, così, è l’arma dei deboli perché in ultima analisi è sempre subire una violenza ad cui non è possibile reagire. Così si instaura il sistema in cui il debole subisce e il forte sopraffà. Si instaura così uno stato di schiavitù sociale utile per coloro che detengono il potere e assicurarsi il proprio dominio. Questa è la filosofia del XX secolo che si riassume così: la religione del perdono è quella del debole e di colui che si compiace nell’oppressione. Perdonare non è facile. Perdonare non significa che ciò che è stato commesso non è più grave o non ha importanza. Perdonare significa rifiutarsi di giudicare una persona soltanto per un atto della sua vita. Il peccatore vale più dei suoi atti perché è creato ad immagine e somiglianza di Dio. Rifiutiamo di comportarci con i nostri offensori secondo la gravità dei loro atti ma accettiamo di rinnovare quella relazione che esisteva prima dell’offesa che tra l’altro non è irreversibile. Questa misericordia applicata non ignora l’esigenza della giustizia a cui lo stesso Dio tiene. E’ così che conviene distinguere il perdono dalla riparazione che si articolano tutti e due nello stesso movimento di riconciliazione. Col peccato è l’uomo che offende Dio e i fratelli e il peccatore per ritrovare la sua dignità ha bisogno di riassumere i suoi atti e ripararli. IL Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda questo dovere di riparazione sia verso la verità che verso i beni materiali. E’ troppo facile pensare al perdono di Dio a buon mercato. Dio perdona a chi domanda la sua misericordia con un vero pentimento ma Dio nella sua giustizia richiede anche una riparazione del male fatto. Se questa riparazione non avviene in questa vita potrà avvenire nell’altra col Purgatorio. Perdonando, come oggi Gesù ci insegna a fare, ci invita a perdonare a noi stessi. Perdonarci è la cosa più difficile. Il nostro cuore è pieno di rancore e di collera e il cuore si indurisce e fa morire in noi l’amore che ci unisce a Dio. In realtà “Colui che non ama il fratello che vede, non può amare Dio che non vede”. Perdonare è contemplare l’esempio di Gesù che si dona e perdona. E’ mettersi alla sua scuola per assomigliargli. Sulla Croce Gesù supplica il Padre per i suoi crocifissori e chiede per loro il perdono. E nella sua benevolenza Gesù va oltre facendosi loro avvocato “Non sanno quello che fanno”. Gesù perdona con tutto il cuore ed è per questo che ci invita al suo seguito a perdonare. Facendo così il nostro cuore si dilata ed è più grande e disponibile a ricevere l’amore di Dio. Formiamoci in cielo un tesoro di misericordia”. (cfr. Mons. G. Mani)