prima del tramonto

“Coloro che sono costantemente alla ricerca della pace dovrebbero diventare essi stessi messaggeri di pace con le loro parole e con le loro azioni”. (Papa Francesco)

 

Queste parole, citate in apertura, sono state pronunciate da Papa Francesco in un messaggio in occasione di un simposio ecumenico svoltosi in Ungheria e mi ha incuriosito perché poi cita san Benedetto a cui sono affezionato spiritualmente. Leggendo la sua regola non parla esplicitamente della pace ma il Santo di Norcia elevato a Patrono d’Europa e a giusta causa conosceva bene l’Europa. Nel 1964 Papa S. Paolo VI lo nomina patrono, lui come dicevamo conosceva i pregi e le difficoltà culturali, religiose, etniche, linguistiche e gli uomini del suo tempo e nella regola scritta per i suoi monaci si evidenziano però due elementi che possono essere lo stile che tutti dovremmo adottare: fare la pace prima del tramonto e l’ospitalità. San Benedetto sa bene che queste differenze possono essere fonte di divisione, “Eppure, egli ha una visione serena e pacifica, perché è pienamente convinto della pari dignità e del pari valore di tutti gli esseri umani”. Questo valeva soprattutto per gli hospites, gli stranieri, che devono essere accolti secondo il principio di “onorare tutti gli uomini”.” (cfr. Vatican News)

Questo mi ha fatto riflettere e fermare sul fattore personale e comunitario. Molto spesso lamentiamo la mancanza di Pace non solo guardando il mondo attorno a noi e l’Europa vicino a noi, ma una mancanza di pace più vicina, nelle nostre comunità e nelle nostre case molte volte e le parole del Pontefice risuonano con forza, chi vuole la pace sia il primo a donarla.

“Ciò significa anche “saper fare il primo passo in certe situazioni difficili”, perché “la discordia non deve trasformarsi in stato permanente”. Stabilire la pace “prima del tramonto”, diceva Benedetto. Questa, ricorda il Papa, “è la misura della prontezza del desiderio di pace”. Anche mettendosi in guardia contro un falso saluto di pace, frettoloso e insincero, “ma la ricerca della pace nella giustizia non sopporta alcun ritardo, va perseguita senza esitazioni”. “La visione di pace di San Benedetto”, sottolinea ancora Francesco, “non è utopistica, ma orienta ad un cammino che l’amicizia di Dio verso gli uomini ha già tracciato e che, tuttavia, dev’essere percorso da ciascuno e dalla comunità passo dopo passo”. (cfr. VaticanNewe)

Forse è il caso di rivedere ognuno di noi le proprie convinzioni e i propri modi e verificare questi due elementi che possono aiutarci a costruire la pace dentro di noi e attorno a noi per essere poi messaggeri di pace fuori allargandoci sempre di più.

Quanto è importante che una discussione, una divisione, un litigio vada risolto, una incomprensione a ragione o torto a carattere chiuso o permaloso, ci deve provocare per una verifica e le parole del Monaco, che riecheggiano quelle della Sacra Scrittura (Efesini 4, 26) “Nell’ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira”, ci devono fare da guida. I nostri caratteri molte volte forti da una parte e chiusi dall’altra non ci aiutano, pertanto nella fede questo invito ci è utile per iniziare a costruire la pace veramente tra di noi prima di pretenderla attorno a noi.

Il secondo elemento che sottolinea è l’ospitalità, una dote che ci dovrebbe contraddistinguere perché è nel dna dell’italiano, una ospitalità che vada al di là della semplice accoglienza, temi questi che sappiamo essere delicati e che devono essere gestiti ovviamente, ma l’ospitalità non va mai dimenticata una ospitalità soprattutto a chi non ha nulla da darci, ospitalità del diverso, ospitalità di chi magari giudichiamo o di cui abbiamo un pregiudizio, ospitalità a chi ci provoca perché povero, malato, di altra nazionalità, religione o cultura. Accogliere chi non è nostro amico, il compagno di classe del figlio con cui ha litigato, la vicina di casa con la quale abbiamo discusso, il parente che non manca mai di dire la parola sbagliata per cui si rischia o si cade in discussione … e potremmo continuare, ma ognuno di noi sa dove guardare per comprendere questo messaggio e allora è il tempo di non perdere questi valori che ci devono contraddistinguere non solo come cristiani ma come cittadini responsabili.

Iniziamo ad allargare le braccia in un respiro più grande e questo non significa rinunciare a nulla ne culturalmente ne religiosamente ne economicamente, ma aprire le braccia della mente per iniziare a fare il primo passo nelle situazioni che ci tengono distanti gli uni dagli altri e capaci di una rinnovata ospitalità del cuore per riaprire le porte chiuse e riaccendere le luci spente. San Benedetto Prega per noi.

@unavoce

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