Per un cammino di Chiesa

«Il mondo ha fame di voci che suonino vere» (Timothy Radcliffe)

 

Il mondo oggi vive una crisi di autorità, la vive la chiesa e ogni nostra istituzione umana. Vi propongo e riporto alcune riflessioni del padre domenicano Timothy Radcliffe, che ha tenuto le meditazioni ai membri del Sinodo, le sue parole ci aiutano a comprendere come vivere questo tempo del Sinodo ma soprattutto a incamminarci con onesta fede e determinato impegno nel camino cristiano. “«screditata» dagli abusi sessuali, ma anche tutto il mondo. Ciascuna istituzione, infatti, ovvero la politica, la legge, la stampa «ha sentito la sua autorità venire meno», a vantaggio di altre figure, come i dittatori, le celebrità, gli influencer. Ma è proprio in questo contesto globale, alimentato «non dall’autorità, ma dai contratti», che il mondo «ha fame di voci che parlino con autorità del significato delle nostre vite».” (cfr. VaticanNews)

La vera autorità deve essere per tutti e per noi cristiani in modo particolare, la gioia, “perché la gioia è «il segno infallibile della presenza di Dio» e «nessuno crede a un cristiano infelice». In secondo luogo, l’autorità «è molteplice e si rafforza vicendevolmente», senza creare necessariamente competizioni. Un esempio ne è la Trinità, all’interno della quale «non c’è rivalità».” (cfr. VaticanNews)

Con questo stile allora dobbiamo riprendere il cammino è questa la meditazione che il Padre Domenicano che sta guidando le meditazioni dei Padri Sinodali radunati per gli esercizi spirituali dei partecipanti all’assemblea Sinodale, il quale indica tre vie per intraprendere l’autorità, quella autorità come accennavamo prima oggi in crisi.

Giovani e non oggi sono in crisi su questo argomento ogni regola, ogni indicazione, ogni stile di vita è contestato per una libertà che poi non trova vero spazio e determinazione. Una crisi delle istituzioni che arriva sino alla famiglia e ai singoli. 

“Tre vie che si possono intraprendere per praticare l’autorità: la prima è quella della bellezza, ovvero della gloria, la quale «apre la nostra immaginazione al trascendente, ci porta oltre le parole» e, quando non è ingannevole, «parla di Dio». La bellezza di Dio arriva ovunque, anche «in ciò che sembra più brutto». La seconda via da seguire nel cammino verso l’autorità è quella della bontà. La stessa che ci offre la testimonianza dei santi, i quali hanno «l’autorità del coraggio», ci invitano ad «accompagnarli nella rischiosa avventura della santità, a lasciare il controllo della nostra vita e a lasciare che Dio sia Dio». «i martiri sono stati le prime autorità nella Chiesa perché hanno dato tutto con coraggio». La fede, infatti, non può essere attrattiva se «la addomestichiamo». La terza e ultima via per perseguire l’autorità, infine, è quella della verità: «Sepolto nell’umanità c’è un istinto inestirpabile per la verità», anche se oggi il mondo sembra «disamorato della verità» e schiacciato da fake news o teorie del complotto prive di senso. Tutte e tre queste vie, sono necessarie, perché «senza verità e bontà, la bellezza può essere vacua e ingannevole. E senza verità, la bontà crolla nel sentimentalismo, mentre la verità priva di bontà porta all’inquisizione». “Spirito di verità”. «Qualunque siano i conflitti che incontriamo nel cammino di questo siamo sicuri: lo Spirito di verità ci sta conducendo a tutta la verità». Si tratta di un percorso non facile, un percorso che include anche «l’ascoltare cose sgradevoli» come gli abusi e la corruzione nella Chiesa. «Un incubo», sottolinea il religioso, «una verità vergognosa» che però, una volta affrontata, «rende liberi». (cfr. VaticanNews)

“Bisogna, invece, avere il coraggio, «la forza d’animo» di vedere le cose come sono, di vivere nel mondo reale, senza illusioni, pregiudizi, paure, ideologie, orgoglio. Questo significa essere «potati», come accade ad una vite affinché porti più frutto. Avere «la dinamica della preghiera più che di un parlamento», lasciandosi «illuminare, guidare e indirizzare dallo Spirito Santo», libera «dalla cultura del controllo». Il che non significa «non fare nulla», bensì agire lasciando che «lo Spirito ci porti là dove non avremmo mai pensato di andare». Lasciarsi condurre dallo Spirito verso la verità, significa anche confidare nel fatto che sarà proprio lo Spirito a «generare nuove istituzioni, nuove forme di vita cristiana, nuovi ministeri», operando creativamente con «nuovi modi di essere Chiesa che ora non possiamo immaginare, ma forse i giovani sì! Ciò include l’ascolto dei giovani nei quali il Signore vive e parla».  La fiducia nelle nuove generazioni, spiega, è «una parte intrinseca della leadership cristiana», anche perché i giovani «non sono qui per prendere il posto degli anziani, ma per fare ciò che gli anziani non possono ancora immaginare». C’è, infine, un’ultima — ma non meno importante — caratteristica della verità dello Spirito sulla quale si sofferma la sesta meditazione ed è il legame con «l’amore trasformativo, divino, libero da ogni rivalità», che comporta «l’imparare ad amare coloro che troviamo difficili». Soltanto con questo tipo di amore si avvierà una «trasformazione personale e comunitaria» che consentirà di giungere alle «inevitabili» decisioni pratiche, le quali però al quel punto non saranno solo una «mera amministrazione». (cfr. VaticanNews)

Potrebbe sembrare una riflessione per gli addetti ai lavori, ma tutti noi siamo Chiesa con carismi e ruoli differenti, ma tutti abbiamo il dovere di camminare insieme nella legge del vangelo e della Chiesa. Anche per la nostra comunità questi tre elementi sono indispensabili per camminare insieme nel rispetto del Vangelo di Cristo e della Sua Santa Chiesa. 

@unavoce

Foto di Copertina: Parrocchia dei Militari “Madonna di Loreto” – 15° Stormo, con sovraimpressione stemma della Parrocchia e parte del logo del Sindo