Rinnovarsi in quello che siamo

 

“O Signore, dacci la forza di osare di più. La capacità di inventare. La gioia di prendere il largo. Il fremito di speranze nuove. Facci provare l’ebbrezza di camminare insieme, donaci una solidarietà nuova e comunione profonda” (don Tonino Bello).

 

I cambiamenti non sono mai facili e chi li attua sicuramente non è popolare, ma valutato l’esigenza di fare dei cambi di rotta o aggiustare le indicazioni di un cammino il percorso del cambiamento va perseguito con umiltà e determinazione affidando allo Spirto Santo di guidare i passi, ma detto questo a premessa di pensieri ad alta voce che nascono dall’ascolto e dalla condivisione di un cammino con il popolo santo di Dio si raccoglie sconcerto e confusione e questo ovviamente spetta a noi sacerdoti ad accompagnare dando l’interpretazione e la mediazione giusta per vivere questo tempo. 

Detto ciò però non si può non constare che talvolta il rischio è talmente alto e le parole e le interpretazioni talmente varie che si rischia di trasformare le nostre attività in un ONG più che in un cammino di Chiesa dove, se pur a parole, la preghiera diventa secondaria la liturgia secondaria la fede addirittura rischia di essere letta solo e unicamente alla luce di quante mense dei poveri facciamo. Se da una parte ad alcuni può piacere dall’altra si rischia di trasformare tutto in una grande azienda di attività di sostegno, dove l’annuncio del vangelo è solo accompagnamento e mi domando allora: i nostri missionari oltre oceano e nelle terre lontane che hanno annunciato e annunciano il vangelo di Cristo cosa possono e debbono fare?

Convengo e sono certo che a pancia piena si ascolta meglio ma se riempiamo solo le pance e non diamo altro sostegno, se non annunciano perché dobbiamo mediare al punto di svendere il vangelo o di leggerlo solo in una prospettiva, ho l’impressione che si rischia di snaturare il vero annuncio, certamente io non sono nessuno e non ho neppure non solo le competenze ma le capacità e l’intelligenza per dare risposte ma voglio solo raccogliere il disagio che ascolto e che voglio condividere perché ognuno di noi non sostituisca la preghiera alla carità o viceversa ma dalla preghiera si va verso i fratelli una preghiera e una vita cristiana seria consapevole. Per aiutare gli altri bisogna avere le idee chiare e non si tratta di dare vestiti o fare qualche attività per i poveri non solo e non sempre c’è questo, talvolta il povero è di idee, di vita e forse ci stiamo distraendo non dando contenuti ma dicendo e parlando a braccio dimenticando teologia, morale, liturgia per un’apertura che svende e non annuncia. 

Se il cammino ad extra necessario ed indispensabile si svuota di tutto perché questa sembra la via da seguire forse si snatura e si banalizza il resto. Cambiare è importante e necessario snellire l’istituzione serve ma non trasformiamo tutto in assistenzialismo ma dobbiamo essere profeti di speranza e di pace e per esserlo certo serve operare organizzare dialogare proporre ma non svendiamo la cosa più grande che abbiamo: il Vangelo! Non leggiamolo solo come ci pare ma alla luce della tradizione e della teologia, del magistero e della vita della Chiesa attraverso una proposta di cammino cristiano serio da cui scaturisce certo l’attenzione ai poveri senza perdere però chi è accanto, il rischio altrimenti è quello dei discepoli di Emmaus ai quali il Signore ha dovuto ricordare tutto quello che era successo.

Mettiamoci in ascolto del Signore, camminiamo verso il nuovo con spirto di fiducia e di fedeltà ma con lo sguardo alto e il cuore aperto partendo dalla preghiera dal cammino spirituale dall’Eucarestia che con la Parola del Signore con il Suo Vangelo ci indica la strada per costruire comunità capaci di spiritualità e di fede e solo dopo saremo capaci di annunciare il vangelo non solo con una coperta e un piatto caldo di minestra ma con una vita vissuta nell’obbedienza e nella fedeltà a Dio.

Il vero cambiamento è quello interiore quello che riporta alla sua centralità Cristo e da Lui poi partire per ogni azione e attività. Laici, sacerdoti, consacrati, formazione, apertura sacerdozio alle donne, diaconato permanete, donne più impegnate, poveri, clima, politica, economia …. tutto va letto e affrontato, aiutato e assistito ma non tutto necessità di cambiamento forse solo di ricomprensione e di valorizzazione.

«Si può dire che oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca». Papa Francesco disse queste parole al Convegno della Chiesa Italiana a Firenze nel 2015 e ci devono aprire la mente e orientare il cammino, ci devono dare una profondità di sguardo che non appiattisca tutto e non riduca tutto ma rinnovi le cose dando nuova luce e luminosità alla nostra fede e alle nostre attività alla luce di un mondo in trasformazione che non deve perdere però i valori e i fondamenti della sua dignità.

@unavoce

 

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