considerazioni ad alta voce

Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. (Gv 12,46)

 

Senza sapere il mondo cerca Dio e nonostante le mille ombre che lo avvolgono una luce c’è e rimane, un carbone acceso c’è sotto la cenere e il soffio dello Spirito alimenta la brace che deve essere ravvivata.

In questi decenni, ormai del mio sacerdozio, ho visto e sentito differenti metodi di evangelizzazione, mille iniziative, studi e percentuali e ora che il tempo è passato e si diventa grandi mi rendo sempre più conto che è il Signore ad essere il vero annunciatore è Lui che alla fine smuove il cuore, idealmente e teologicamente l’ho sempre saputo, ma l’ambizione giovanile forse l’aveva accantonata questa certezza, così con buona pace delle mie certezze e convinzioni rileggendo il Vangelo come sempre, nella preghiera e nello studio, ma con un cuore nuovo e rinnovato e sulla scorta di tanti errori e fallimenti della vita che in qualche modo ti prova, dall’incontro con tante persone differenti, terre e culture diverse, credo che la vera evangelizzazione sia prima di tutto crederci in prima persona, forse la mia fede non è stata molto forte e nonostante la pratica religiosa si è rischiato di perdersi presi dalle mille attività ed iniziative nuove e antiche e talvolta anche sperimentando metodi nuovi ho percepito di perdere il riferimento al vero fulcro del messaggio, così mi sono rimesso in gioco in situazioni che ormai conosco e che pensavo ormai perse e mi sono rimesso in ascolto con maggiore attenzione e più che parlare ho cercato di ascoltare lamentele i disagi, le critiche, le varie accuse verso Dio, la Chiesa, i preti, le religioni, la vita spirituale … senza immediatamente interagire ma immagazzinando informazioni, e riflessioni e fotografando mentalmente le situazioni, ricordando le persone e stringendo amicizie con tutti e soprattutto con quelli più critici e lontani.

Un metodo non nuovo neppure questo e lo dico perché non si pensi che abbia scoperto l’acqua calda, sotto il sole nulla c’è di nuovo ma rivedendo le mie posizioni e attraverso forse uno stile poco clericale, qualcuno direbbe, ma senza abbandonare e avere la presunzione che alcuni metodi e stili siano errati, mi sono detto che non ci può essere un annuncio uguale per tutti e Gesù c’è l’ha insegnato attraverso le varie esperienze e incontri che ha fatto. Necessariamente l’annuncio va fatto secondo le sensibilità e le situazioni e senza dimenticare il pregresso delle singole persone, senza entrare nella vita degli altri a gamba tesa soprattutto per quelli che non frequentano più, che si sono allontanati, che non credono o sono scettici e attraverso un ascolto amichevole ho cercato e cerco di dare la spiegazione del concetto o del perché di determinati discorsi con gande pazienza e linugaggi adatti.

C’è una ignoranza – non in senso dispregiativo, molti ignorano proprio alcune situazioni, concetti, messaggi – abissale delle cose di Dio, emerge ogni tanto qualche ricordo del catechismo per chi l’ha fatto ma oggi i più giovani neppure quello quindi sanno solo per sentito dire o per le cronache dei giornali quindi la fatica è maggiore, ma ripeto, ascoltando le obiezioni con serenità, appena si apre uno spiraglio, con calma senza acredine si cerca di rispondere, spiegare e aprire la mente e gli occhi, offrendo risposte e spiegazioni più concrete e terrene per arrivare a quelle più sacre e spirituali sino a far comprendere Dio, Gesù, lo Spirito Santo, la salvezza, la vita eterna.

Il mondo vuole dimostrazioni di tutto o crede al soprannaturale che dia però risposte certe e pronostici interessanti soprattutto se riguardano i soldi e la salute quindi c’è il rischio di passare per il santone di turno – oggi soprattutto che tutti parlano di verità, di stili di vita, di certezze – basta seguire i social per accorgerci che tutti hanno consigli da dare per vivere bene e felci – e il guaio è che sono solo parole e se poi non si cerca d’intraprende un cammino di cambiamento – e questo ci può essere in un gruppo e qui si affronta il discorso della Chiesa comunità di Credenti – allora sono e rimangono solo parole che non coinvolgono e anche qui si apre allora e maggiormente un ascolto attento, perché molto critici nei confronti soparttutto della Chiesa, scoprendo poi che alcuni preconcetti o convinzioni cadono appena gli si spiegano o motivano le varie situazioni e questo non toglie ovviamente di ascoltare proposte, critiche e indicazioni utili e questo è lo stile Sinodale così tanto voluto da Papa Francesco che, a ragione, ci ha ricordato che lo stile sinodale è lo stile di Dio.

Ora, io non sono un teologo, ne un pastoralista, ne un sociologo ma sono solo un povero prete di periferia ai confini che cerco di vivere la propria fede di cristiano e sacerdote come meglio riesce attraverso una preghiera costante, lo studio personale e il confronto con il direttore spirituale e la mia gente che servo con semplicità ascoltando e condividendo il loro cammino, cercando di portare sempre un sorriso e una serenità di vita pur nella severità e nella chiarezza dei concetti prima ancora di parole o predicare, che ovviamente non mancano, ma che non sono al primo posto perché sono convinto che bisogna farsi conoscere per far apprezzare lo stile di Gesù, lo stile del vangelo, quindi serve pazienza, testimonianza, ascolto e disponibilità. Questo è il povero, semplice e umile lavoro che faccio e che cerco di fare con innumerevoli cadute ed errori, con la mia personalità limitata e i pochi pregi ma con tanta determinazione e affidando sempre ogni cosa al Signore attraverso le mani di Maria.

Il mondo che vivo è lontano da Dio ma non è sordo e nel rumore della vita cerca il silenzio che non trova pur volendolo è questa la mia semina e la cura per offrire un frutto a Dio che raccoglierà nei tempi e nei modi che Lui dispone per il cuore di ogni Suo Figlio.

Vi domanderete dopo aver letto che senso ha questo scrivere se non forse per me stesso, l’intento è quello di condividere per coinvolgere e per educare a uno stile di annuncio che tutti dobbiamo compiere ognuno attraverso la sua vita, la sua vocazione, l’ambiente che vive e per fare questo come abbiamo detto in altri articoli serve una vita spirituale seria fatta di preghiera e conoscenza questo il compito di chi è dentro il recinto per non perdere nessuno e accogliere chi è fuori. Non bisogna perdere l’orientamento e l’unico riferimento, il vero faro è Cristo Luce del Mondo.

@unavoce

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