Il Prete

Poi udii la voce del Signore che diceva: “Chi manderò? E chi andrà per noi?”. Allora io risposi: “Eccomi, manda me!”. (Isaia 6,8)

 

In questi giorni si stanno svolgendo in Vaticano due Convegni uno sulla formazione permanente dei sacerdoti, e uno sulla formazione liturgica così in margine a quello sulla formazione dei sacerdoti senza nessuna pretese mi voglio soffermarmi con voi con questa umile riflessione ad alta voce.  Oggi tra i mille problemi che il pianeta presenta e le difficoltà che i popoli hanno tra politiche ed economie, religioni e filosofie di vita o riflessioni di varia natura, il sacro e tutto ciò che lo circonda sembra non avere più attenzione e lo notiamo in Italia, per parlare di casa nostra, soprattutto nei giovani ma non solo, lontani dalla fede, dalla religione e dalle partiche religiose con la sua morale e le sue opinioni e regole.

Sempre di più vengono meno i giovani e anche chi lavora con essi nota una superficialità e un allontanamento dal sacro e dal religioso trasformando poi quella dimensione innata nell’uomo, la dimensione spirituale, in altre liturgie di vita non sempre comprensibili ma che ci sono. In questo scenario la prima cosa che noi cristiani notiamo è la scarsezza di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa una venir meno che viene giustificato da motivazioni come: non essere più adatta ai tempi o con regole ormai obsolete… Comprendo che nel pensare moderno di oggi dove la parola chiave è libertà e diritti e fare quello che si vuole, pretendere per poi non rispettare le regole, tutto ciò può dar fastidio, il sacrificio è messo in discussione e la scelta di diventare sacerdoti o consacrarsi al Signore va in crisi. 

Ovviamente non mancano le persone disponibili ma si nota sempre di più che manca la decisione a dedicarsi per sempre per il Signore e per i fratelli. Troviamo alcuni a tempo determinato sia a retribuito che volontario dediti alla carità, troviamo gente brava che è attenta e sensibile ma parlare di spiritualità, di preghiera, di sacro è altra cosa. C’è un raffreddamento generale in tanti settori della vita, ci manca soprattutto la capacità di stupirci del quotidiano, di scorgere la bellezza, di sentire empatia se poi parliamo di Chiesa ancora peggio. La causa secondo alcuni come accennavamo è il “fuori tempo” il “non adatto ad oggi”, ma se ci pensiamo bene tutte le cose importanti, per chi non vuole impegnarsi, sono “fuori tempo”. 

Dedicare la vita al Signore, alla Sua Chiesa è faticoso per differenti motivi. Ovviamente dove c’è l’umano c’è il limite ecco perché bisogna ripartire dal Vangelo, dalla storia, dalle tradizioni non per ritornare al passato ma per fare tesoro del passato per vivere il presente e guardare al futuro. Appassionare alla calma, al silenzio, al bello, alla capacità di stupirci sarà la strada della ripresa e per farlo bisogna ripartire dalle relazioni, da come ci confrontiamo e viviamo con gli altri, svestendoci di egoismi e perbenismo, di supponenza e di certezze e con umiltà rimettersi in ascolto gli uni degli altri con rispetto.

Si sentono lamentele su quanti siamo, pochi o tanti e anche noi scriviamo su questa provocazione, ma credo che se il numero da una parte ci preoccupa non dobbiamo dimenticare chi c’è e lavora e semmai a questi e per primo a me stesso dico nella misura in cui sono appassionato e ho una vita conforme al Vangelo potrò forse fare la differenza. Al riguardo vi riporta alcune parole dell’Arcivescovo di Milano Mons. Mario Depini che in una recente omelia ha detto: «Non continuate a domandare se siano tanti o pochi, se siano giovani o vecchi, se siano nati in questa terra o vengano da paesi lontani. Io so che ci sono uomini e donne che hanno preso l’incarico di benedire il Signore ogni mattina … In questa città e in ogni parte della diocesi ci sono uomini e donne che vivono la sera e la notte come una invocazione: non ho certo raggiunto la meta, non sono arrivato alla perfezione, ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù (cfr Fil 3,-14). Vivono la notte come l’attesa: vieni, Signore Gesù! Eccomi, Signore Gesù! Uomini e donne che riassumono il giorno vissuto nel sospiro di giungere all’incontro desiderato … Così vivono i consacrati e le consacrate: uomini e donne incaricati d’esser voce di tutta la gente che abita questa terra per benedire Dio, per praticare la speranza, per domandarsi quanto grande sia l’amore». (Cfr. silerenonpossum)

Diventare sacerdote oggi, forse più di ieri, ha questa scommessa di fatica, di isolamento, di incomprensione, ma anche di gioia. Se credi, se sei convinto di poter amare qualcuno per sempre, di poter aiutare i fratelli a camminare pur avendo bisogno di aiuto allora sentirai la voce del Signore che ti chiama, ma per ascoltarla bisogna creare spazi di contemplazione capaci di guardare non solo con gli occhi e di sapersi impegnare per arrivare a un traguardo senza pensare di arrivarci per vie traverse e di comodo ma con la un costante impegno consapevoli dei limiti che ognuno di noi porta in se, ma anche con l’energia di poterci lavorare sopra.

Il celibato, la solitudine, la movimentazione, il pregiudizio, l’insuccesso, … sono tutte scuse a non voler ascoltare a non volersi impegnare. Nulla è facile nella vita e non ci sono certezze se non quella di saperci amati dal Signore al di là dei nostri meriti. Allora la domanda è: perché ti sei allontanato? Perché non vivi il tuo battesimo? Perché non rispondi alla chiamata che il Signore ti rivolge? Il messaggi è ai Cristiani ma anche anche a chi non lo è perché il sacro e il religioso sono parte della vita di tutti.

Alcuni obiettano sulle opportunità, le occasioni, il tempo, il mondo, gli altri … forse basterebbe rimboccarsi le maniche. Serve impegno, studio, fatica come in tutte le cose, per nulla non c’è nulla e anche se gridi al mondo i difetti ma non t’impegni in prima persona non serve a nulla se non a creare confusione e deludere le persone, anche quelle che ti sono vicine. Tale discorso vale per ogni vocazione e lo vediamo in tutto ciò che è per sempre. 

Riprendiamo in mano la nostra vita, non chiuderti per presa di posizione, parla con qualcuno che ti può spiegare, lascia aperta ogni porta della tua vita e non pensare che il mondo che ci viene presentato è il modello della vita felice, perché se non ci sarà passione, amore e impegno ti sembrerà di avere le cose o di desiderale ma non sarai mai veramente felice, non sarai mai veramente realizzato e protagonista. Non chiudere la porta ascolta con il cuore il respiro della vita e se il Signore ti chiama rispondi “eccomi”. Abbi coraggio e buttati e con umiltà lascia fare al Signore.

@unavoce

 

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