Solo l’amore rimane

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. (1 Cor.13,1)

 

Alla ricerca di esperienze di vita differenti dalla nostra cultura e in particolare di esperienze di tradizione orientale da parte di alcuni di noi mi porta a riflettere sulla motivazione per cui c’è questa attività di riflessioni alternative forse solo per dare una svolta alla vita consapevoli che i ritmi troppo frenetici e le mille preoccupazioni del quotidiano ci creano disturbo nelle cose e nei pensieri, così alcuni si avvicinano a tradizioni, culture, filosofie e religioni che richiamino alla spiritualità e alla riflessione fuori dalla tradizione locale. Una cosa molto bella quella di conoscere e sperimentare altre realtà ma talvolta non ci accorgiamo che sono dinamiche che anche il mondo occidentale, il pensiero moderno e la religione cattolica hanno da sempre ma forse un po’ prevenuti da una parte e un po’ per moda andare si va alla ricerca di cose extraeuropee, rischiando però di non conoscere tradizioni e culture locali.

Ora senza nulla togliere anzi con la consapevolezza della ricchezza di queste dimensioni e realtà vorrei suggerirvi di ricoprire la spiritualità cristiana partendo dalle fondamenta cioè dal Vangelo e dalle riflessioni dei Padri della Chiesa dall’esperienza di vita di molti santi che la Chiesa ci propone come modelli per vivere in modo autentico il Vangelo. Ogni stile di vita ogni pensiero ogni religione ha delle regole e delle linee guida quindi il rischio è solo quello della novità e passata la curiosità si torna ad essere i soliti, senza aver appreso ne da una parte ne dall’altra. L’esperienza spirituale qualunque essa possa essere deve portare a una riflessione su se stessi, su gli altri, su Dio, tre vie che non possiamo dimenticare e che se vedete bene sono in ogni esperienza spirituale.

Siamo poco costanti e molti istintivi talvolta in età giovanile per la poca esperienza, ed è normale, ma in molti di noi rimane questa inquietudine interiore che non ci permette di vivere la nostra vita in modo sereno. Mille sono i motivi che possiamo ricercare nel passato e nel presente talvolta per incolpare di alcune nostre carenze e difficoltà. Vi rimando ai tecnici agli psicologi e psichiatri a chi si addentra nei meandri della mente umana ed è utile e nel nostro secolo sembra quasi una moda necessaria avere lo Psicologo ma è utile nella misura in cui sei disposto a rimetterti in gioco. Questo c’è sempre stato nella cultura cristiana alcuni pensano che la dinamica del senso di colpa sia un limite ma forse è solo per evitare di fermarsi su se stessi con serietà, il senso di colpa è e nasce nella misura in cui hai il senso del rispetto della tua libertà e di quella degli altri.

Ora tutto questo per dire che abbiamo bisogno di introspezione di verifica, abbiamo bisogno di farci le domande ma quelle giusta senza freni senza difese, oneste: perché sono così, cosa mi manca, perché sono invidioso, permaloso, cattivo, severo che sa solo giudicare e criticare …? e potremmo continuare all’infinto. Quale risposta ti sei dato? Non cercare delle scuse per sentirti apposto perché e proprio lì il problema non riconoscere i propri limiti e così diventiamo o iracondi o ci isoliamo. Le relazioni umane sono fondamentali e proprio in questo dobbiamo rivedere i nostri modi e i nostri pensieri perché allora non ci sarà unione che regga vocazione che valga.

“Panta rei, la famosa frase che significa tutto scorre è attribuita a Eraclito. Secondo lui l’Universo è un continuo alternarsi di opposti come il giorno e la notte, il caldo e il freddo. Tutto cambia costantemente. Per spiegarlo, Eraclito usa la metafora del fiume: non puoi entrare due volte nello stesso fiume e questo perché – l’acqua che ti ha bagnato la prima volta – se ne è già andata via seguendo la corrente. Eppure il fiume sembra sempre lo stesso. Succede così anche con il mondo: cambia in continuazione eppure è sempre lo stesso”. (cfr.studenti.it)

Ho citato un autore antico e pagano perché nel suo adagio c’è lo spirito giusto per fidarsi e affidarsi solo a Dio, quel Dio che lui non ha conosciuto ma che nel cuore spirituale aveva compreso. Alla fine tutti siamo alla ricerca della felicità, della serenità, di non avere problemi e avere una vita lineare senza intoppi, questo se da una parte è lecito e se lo augurano tutti dall’altra è utopico perché la vita ha mille sfaccettature e dobbiamo essere solo capaci di affrontarle e le cadute gli stop i problemi fanno parte del percorso e si possono affrontare solo insieme con l’aiuto degli altri: famiglia, amici e tecnici dei vari settori della vita e da parte nostra ci deve essere una grande voglia di conoscere per vivere. Sarà questa la chiave per aprire la porta della vera felicità, non fare quello che voglio ma fare quello che serve e che devo con libertà interiore capaci di fiducia e di affidamento leggendo il mondo con occhi sani e consapevoli. Tutto passa non affannarti ma affidati al Signore: “Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete … A ciascun giorno basta la sua pena”. (cfr. Mt 6,25-34).

Permettetemi di chiudere con le parole di santa Teresa d’Avila: “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa, solo Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla: solo Dio basta! Il tuo desiderio sia vedere Dio, il tuo timore, perderlo, il tuo dolore, non possederlo, la tua gioia sia ciò che può portarti verso di lui e vivrai in una grande pace”. (cfr. cristianitoday).

@unavoce

 

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