Dell’opera di Dio

In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. (cfr. Gen 1,1-5)

Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba
(Cfr. cantico delle Creature di San Francesco)

Nel contesto della relazione tra Chiesa ed ecologia è importante aver chiaro che la relazione dell’uomo con il mondo è un elemento costitutivo dell’identità umana. Si tratta di una relazione che nasce come frutto dell’unione, ancora più profonda, dell’uomo con Dio (cfr. Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 452).

 

“La terra è come una madre perché nutre noi esseri che nasciamo e cresciamo in questo mondo e, in particolare, quelli che da essa germogliano. La terra riceve la luce, il calore e il tepore di fratello sole, di sorella luna e di fratello fuoco. È fecondata da sorella acqua e a sua volta feconda fratello vento, aria in movimento. La saggezza della Parola di Dio e di tutti i popoli benedice il Signore dicendogli: “con il frutto delle tue opere sazi la terra” (Sal 103, 13).”. (cfr. VaticanNews)

Senza cadere nel panteismo la natura opera di Dio ci parla di Lui e l’attenzione che dobbiamo avere non solo per la sopravvivenza del pianeta e dell’umanità diventa rispetto anche per Dio creatore che ci ha posto in questo giardino e seppur con il peccato originale che ci ha tolti dal giardino del paradiso ci ha però consegnato il grande giardino del mondo dove con il sudore della nostra fronte potessimo vivere, amare e lodare Lui Padre dell’umanità, una umanità segnata dalla nostra fragilità per la mancanza di fiducia ma che ritorna a noi con la Sua immutata amicizia per dimostraci il Suo amore un amore per il quale va sulla Croce per salvarci dalla morte eterna e offrici una vita eterna con Lui.

Questa è la nostra fede e in questa fedeltà al Suo amore che ama prima di essere amato, la natura che ci circonda, ci parla di Lui e a Lui vogliamo tornare e stupirci vedendo non solo con gli occhi ma con l’anima il creato come occasione di religiosa attenzione per saper amare con passione la vita ogni vita che sul pianeta respira e la natura respirando ci fa respirare. Una dolce brezza ci viene offerta e in questo vento leggero sento la presenza del Signore quella presenza fatta dalla sua Parola che ci è stata tramandata, una Parola che ci ricorda la sua venuta in mezzo a noi la venuta di quel Dio figlio e fratello che è morto sulla Croce per offrire sempre e perpetuamente la salvezza davanti alle nostre continue cadute.

Così con questi pensieri il creato e quello che l’ingegno umano fa per evidenziarlo diventano linguaggio visivo di una sensibilità interiore che ci avvicina a Dio. Così abbiamo pensato ad un luogo di preghiera nella natura che rimane visibile e richiamo alla dimensione interiore che talvolta, perché presi da mille preoccupazioni pensieri e difficoltà, rischiamo di dimenticare. Così strutture umane contornano e evidenziano la natura creando un tempio che ha come volta il cielo stellato e i rami del grande pino fanno da capriate alla sagoma di quel tempio pensato per lodare Dio creando giochi di luci e ombre che ci permettono di fermarci e portarci con la mente a pregare e con il cuore a rinnovarci per servire e vivere la nostra vita da protagonisti.

Una chiesa all’aperto che rimane segno di unità, di servizio, di spiritualità per ogni passante per ogni cuore per chi crede e per chi è lontano un annunciare con gli occhi riaccendendo quella sensibilità alla serenità interiore per poter ascoltare il cuore e giungere a Dio. Un linguaggio rispettoso che non impone ma propone e illumina la vista per arrivare al cuore. Un portare il sacro nel quotidiano per non dimenticare che abbiamo tutti bisogno di fermarci e di pensare alla vita e a come la viviamo a ricordarci che siamo di passaggio e che in questo viaggio possiamo donare pace e serenità servendoci gli uni gli altri con quell’amore che ci fa essere veri e autentici nei nostri gesti e nelle nostre scelte di vita.

Alberi e terra, fiori e colori ci offrono sia la caducità del tempo che passa con le foglie che cadono ma che tutto riprende perché le stagioni susseguendosi rinnovano e dalla terra ci si può rialzare guardando ai sempre verdi che imperterriti sotto il freddo e il caldo rimangono solenni nella loro foggia parlandoci di speranza. Così con questi semplici gesti ed opere si vuole ad essere custodi dell’opera di Dio.

“che comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda. Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana” (cfr. Laudato Si’, n. 217).

@unavoce

Foto di Copertina: Area Sacra esterna -15° Stormo