cammino di unità

“La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare” (cfr. Documento sulla Fratellanza Umana)

 

Lo scorso 4 febbraio ricorreva l’anniversario della firma del Documento sulla “Fratellanza Umana” firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb nel 2019. 

Tale ricorrenza ci offre l’opportunità di soffermarci a riflettere sulla necessità anche personale e non solo della Chiesa di avere un atteggiamento aperto e rispettoso e questo ci può essere solo nella misura in cui siamo saldi nella nostra fede. 

L’avvicinarsi della Santa Pasqua Cattolica il prossimo 31 marzo, l’inizio del Ramadan Islamico il prossimo 10 marzo e l’avvicinarsi della Pasqua Ebraica il prossimo 22 aprile così mi hanno suggerito come vi accennavo in apertura di ricordare a me e a voi l’importanza del dialogo interreligioso ed ecumenico non solo quello che la Chiesa Cattolica sta promuovendo da diversi anni sicuramente dal Concilio Vaticano II con il Decreto “Unitatis Redintegratio” di papa Paolo VI del 1964 sino ad arrivare all’ultimo pontificato con Papa Francesco dove tra le altre iniziative ha lanciato la proposta di tornare a una data comune per la Pasqua tra i cristiani, ma per ognuno di noi.

Così nella Santa Pasqua che tra qualche settimana noi cristiani cattolici celebreremo voglio ricordare che è una festa non solo cristiana e cattolica ma che lega storicamente le tre religioni monoteistiche in modo unico, pertanto con questo sguardo ampio, senza dimenticare anche le altre religioni come i Buddisti, gli Induisti, tanto per citarne alcune, voglio guardare alla città di Gerusalemme nella Terra Santa, così tanto martoriata, come simbolo di questa unità che vorremo tutti nel rispetto delle proprie peculiarità e tradizioni pregando insieme per la pace di questa terra e dei due popoli che se la contendono ma ricchezza per tutti ricordando che è una terra che dovrebbe unirci e se non partiamo da un dialogo rispettoso lasciando il passato senza dimenticarlo ma superandolo per andare avanti, non troveremo mai un equilibrio che ci permetta di vivere in pace lodando Dio qualsiasi nome gli diamo.

Con questo spirito vi riporto alcune informazioni che ci possono essere utili per conoscere e dialogare con i fratelli di altre fedi e religioni che incontriamo nelle nostre città e nei nostri ambiti di lavoro e di vita e con i quali condividiamo la quotidianità. 

Le radici ebraiche. L’attraversamento del Mar Rosso in un’illustrazione ottocentesca. La Pasqua ebraica, chiamata Pesach (pasa’, in aramaico), celebra la liberazione degli Ebrei dall’Egitto grazie a Mosè e riunisce due riti: l’immolazione dell’agnello e il pane azzimo. La parola ebraica pesach significa “passare oltre”, “tralasciare”, e deriva dal racconto della decima piaga, nella quale il Signore vide il sangue dell’agnello sulle porte delle case di Israele e “passò oltre”, colpendo solo i primogeniti maschi degli egiziani, compreso il figlio del faraone (Esodo, 12,21-34). La Pesach indica quindi la liberazione di Israele dalla schiavitù sotto gli egiziani e l’inizio di una nuova libertà con Dio verso la terra promessa. Gli ebrei che vivono entro i confini di Israele celebrano la Pasqua in sette giorni. Durante la festa un ebreo ortodosso deve astenersi dal consumare pane lievitato e sostituirlo con il pane azzimo, come quello che consumò il popolo ebraico durante la fuga dall’Egitto; per questo motivo la Pasqua ebraica è detta anche ‘festa degli azzimi’. La tradizione ebraica ortodossa prescrive inoltre che, durante la Pasqua, i pasti siano preparati e serviti usando stoviglie riservate strettamente a questa ricorrenza.

Le radici cristiane. Con il cristianesimo la Pasqua ha acquisito un nuovo significato, indicando il passaggio da morte a vita per Gesù Cristo e il passaggio a vita nuova per i cristiani, liberati dal peccato con il sacrificio sulla croce e chiamati a risorgere con Gesù. La Pasqua cristiana è quindi la chiave interpretativa della nuova alleanza, concentrando in sé il significato del mistero messianico di Gesù e collegandolo alla Pesach dell’Esodo. Perciò, la Pasqua cristiana è detta Pasqua di risurrezione, mentre quella ebraica è Pasqua di liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Quest’ultimo significato si ricava leggendo uno dei più importanti pensatori ebraici: Filone d’Alessandria scrive che la Pasqua è il ricordo e il ringraziamento a Dio per il passaggio del Mar Rosso, ma che ha anche il significato allegorico di purificazione dell’anima[6]. La Pasqua ebraica può essere intesa anche come attesa per il Messia, come ad esempio attesta il Targum Exodi, che descrive la notte di Pasqua come il ricordo delle quattro notti iscritte nel libro delle memorie: la creazione, il sacrificio di Isacco il Passaggio del Mar Rosso e infine la venuta del Messia e la fine del mondo.

La Pasqua Islamica: Anche nell’Islam si festeggia la Pasqua, ovviamente con un significato del tutto diverso rispetto alla tradizione cattolica. La Pasqua Islamica, l’Eid al-Adha, è la cosiddetta festa del sacrificio: tale celebrazione, infatti, ricorda il sacrificio del profeta Abramo, primo patriarca dell’islam, nei confronti del figlio Isacco. Dio, infatti, mise alla prova la fedeltà di Abramo ordinandogli di sacrificare Isacco, sui figlio. Abramo obbedisce ma un angelo, scendendo dal cielo, blocca la mano di Abramo che già impugnava il coltello col quale avrebbe ucciso suo figlio. La più importante è la cosiddetta “Grande Festa” (Al-Id Al-Kabir), o “Festa del sacrificio” (Id Al-Adha), celebrata il 10 del mese di dhu al-higgia (l’ultimo mese del calendario lunare). Essa dura di solito tre o quattro giorni e prevede l’immolazione di un capo di bestiame nello stesso momento in cui i pellegrini fanno altrettanto nella valle di Mina vicino a La Mecca”. (cfr. welfarenetwork)

A tutti, di ogni fede e cultura, religione e pensiero, arrivi il nostro augurio e la nostra rispettosa vicinanza uniti nelle rispettive preghiere a Dio. 

@unavoce

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