modelli di comando

San Benedetto e Sant’Ignazio

 

Per la nostra comunità si avvicina il Cambio del comandante dello Stormo e vorrei approfittare per fare una riflessione forse con un po’ di fantasia su due grandi Santi e fondatori: San Benedetto e Sant’Ignazio l’uno fondatore dell’Ordine Monastico Benedettino e l’altro fondatore della Compagnia di Gesù, modelli a cui ispirarsi per chi tra noi è chiamato a comandare. Vuole essere un modo di prepararci a questo evento della nostra comunità

Leggendo – la Regola di San Benedetto al Capitolo secondo dove parla delle caratteristiche che deve avere l’Abate e al Capitolo II parte nona delle Costituzioni della Compagnia di Gesù fondata da Sant’Ignazio di Loyola, dove si parla delle qualità che deve avere il superiore generale –  possiamo intravedere quelle caratteristiche che dovrebbero avere le persone che sono chiamate a comandare nella nostra società a qualsiasi livello e in qualsiasi realtà.

Ora riprendo i due testi tralasciando alcune parti per evidenziare le caratteristiche che fondamentali che possono essere di aiuto nella nostra vita e per chi tra noi ha questa responsabilità.

“Un abate degno di stare a capo di un monastero deve sempre avere presenti le esigenze implicite nel suo nome, mantenendo le proprie azioni al livello di superiorità che esso comporta. Perciò l’abate si ricordi che dovrà rendere conto tanto del suo insegnamento, quanto dell’obbedienza dei discepoli e sappia che il pastore sarà considerato responsabile di tutte le manchevolezze che il padre di famiglia avrà potuto riscontrare nel gregge. Dunque, quando uno assume il titolo di Abate deve imporsi ai propri discepoli con un duplice insegnamento, mostrando con i fatti più che con le parole tutto quello che è buono e santo. Confermi con la sua condotta. Si guardi dal fare preferenze nelle comunità: non ami l’uno piò dell’altro, a eccezione di quello che avrà trovato migliore nella condotta e nell’obbedienza: non anteponga un monaco proveniente da un ceto elevato a uno di umili origini, a meno che non ci sia un motivo ragionevole per stabilire una tale precedenza. Quindi l’abate ami tutti allo stesso modo, seguendo per ciascuno una medesima regola di condotta basata sui rispettivi meriti. Per quanto riguarda poi la direzione dei monaci, bisogna che tenga presente la norma dell’apostolo: “Correggi, esorta, rimprovera” e precisamente, alternando i rimproveri agli incoraggiamenti, a seconda dei tempi e delle circostanze, sappia dimostrare la severità del maestro insieme con la tenerezza del padre. In altre parole, mentre deve correggere energicamente gli indisciplinati e gli irrequieti, deve esortare amorevolmente quelli che obbediscono con docilità a progredire sempre più. L’abate deve sempre ricordarsi quel che è e come viene chiamato, nella consapevolezza che sono maggiori le esigenze poste a colui al quale è stato affidato di più. Bisogna che prenda chiaramente coscienza di quanto sia difficile e delicato il compito perciò si conformi e si adatti a tutti, secondo la rispettiva indole e intelligenza”. (cfr. Capitolo II – L’Abate)

“Quanto alle doti che si devono attendere nel Superiore Generale … qualità di cuore, di intelletto, e di esecuzione, come pure ciò che gli è di aiuto delle doti fisiche ed esteriori, che sia persona, che con l’esempio di ogni virtù aiuti il resto della Compagnia. In lui deve risplendere, in modo speciale, la carità col prossimo, senza eccezione, inoltre, dev’essere libero da ogni passione, tenendole domate e mortificate, perché non gli perturbino interiormente il giudizio della ragione; ed esteriormente dev’esser tanto padrone di sé e così misurato, massimamente nel parlare, che nessuno possa notare in lui parola o atto che non lo edifichi tuttavia, deve saper temperare la rettitudine e la necessaria severità con la benignità e la mansuetudine, in tal modo, anche quelli repressi o puniti riconosceranno che in ciò che fa procede con rettitudine e con carità così pure, gli è molto necessaria la magnanimità e la fortezza d’animo per sopportare le debolezze di tanti, per intraprendere cose grandi con costanza senza perdersi d’animo per le contrarietà, perciò, egli dev’essere superiore a tutti gli avvenimenti, senza lasciarsi eccitare dai prosperi né abbattere nell’animo dagli avversi. Dovrebbe esser dotato di grande intelligenza e giudizio, perché questo talento non gli faccia difetto né nelle questioni speculative né in quelle pratiche che si presentassero. E sebbene la dottrina sia necessaria a chi avrà il governo di tanti dotti, tuttavia gli è più necessaria la prudenza e l’esperienza per consigliare e soccorrere tanti nelle loro necessità.  Così pure, gli è necessaria la discrezione negli affari esterni e nel modo di trattare questioni tanto disparate e di aver contatti con persone tanto diverse. Molto necessaria per il trattamento degli affari, è che sia vigilante e sollecito nell’intraprenderli e risoluto nel condurli al fine ed alla perfezione loro, senza alcuna trascuratezza e debolezza, così da lasciarli iniziati e incompiuti.  Per ciò che si riferisce alla salute, alla presenza ed età, si deve tener conto da una parte del decoro e dell’autorità, dall’altra delle forze fisiche richieste dall’ufficio per poter compiere in esso il proprio. Riguardo le doti esterne, sono da preferirsi quelle che, in quest’incarico, giovano maggiormente all’edificazione ed al servizio. In genere, sono tali la stima e il buon nome, e ciò che, delle altre, giova a conferire autorità. Dev’essere uno dei più eminenti in ogni virtù e dei più meritevoli e se facessero difetto alcune delle doti sopra enumerate, almeno non manchi una grande bontà e amore, come pure un sano giudizio, accompagnato da una buona cultura. Quanto al resto, i collaboratori che avrà, e dei quali si dirà più avanti, potranno supplirvi a sufficienza, con l’aiuto e col favore divino”. (cfr. Capitolo II parte IX)

Ora con le debite trasposizioni agli ambienti in cui siamo chiamati ad avere un ruolo di guida di comando di riferimento per altri penso che le qualità e le caratteristiche che sono state evidenziate possono essere illuminanti e certo che pur con i limiti che ognuno di noi ha diventino occasione di riflessione personale per guidare bene una famiglia, una comunità, una parrocchia una chiesa, una caserma, uno stormo, un’azienda …

@unavoce

 

Foto di Copertina: Sant’Ignazio e San Benedetto