Liturgia della Parola
per credere non bisogna avere bisogno di prove ma di fiducia
XVIII TEMPO ORDINARIO
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!» (Gv 6, 35)
Lasciamoci affrancare nella fede, in questo piccolo “francobollo di spirituale”, con le parole di don Luigi Maria Epicoco: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Dacci le prove! In sintesi è questo il significato della richiesta. Davanti alle prove noi crederemo. Ma la verità è che per credere non bisogna avere bisogno di prove ma di fiducia. E la fiducia consiste nel prendere sul serio qualcosa anche in assenza di prove. Ma la fiducia non è assenza di rischio. Infatti chi si fida potrebbe trovare alla fine una fregatura, o al contrario una fortuna. Ma che cos’è che dice il valore di qualcosa se non la misura del suo rischio? Dire a qualcuno ti amo per tutta la vita, non è forse rischiare sulla fiducia? Mettere al mondo un figlio non è rischiare sulla fiducia? Confidarsi con un amico non è un rischiare la fiducia? Non sempre ci va bene, ma se ci va bene allora tutto ne vale la pena. L’amore lo si misura dalla capacità di rischio di cui siamo capaci. Anche Gesù chiede questo a chi lo ascolta: “Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete»”. Ma per vedere se è davvero così bisogna rischiare di andare davvero da Lui, di fare spazio a quel suo essere pane vivo e acqua che zampilla per la vita eterna. Gesù bisogna rischiarlo nell’esperienza, diversamente se cerchiamo le prove prima, allora rischieremo di rimanere solo con un pugno di mosche. Esattamente come capita a tutte quelle persone che cercano prove prima delle grandi cose della vita, e alla fine si vedono passare la vita davanti agli occhi senza averla mai rischiata per nulla. Non sono le rassicurazioni a cambiare le cose, ma i rischi della fiducia. Tutti coloro che si dicono discepoli di Gesù non dovrebbero essere alla ricerca di prove ma alla ricerca della maniera migliore per fidarsi, per mettersi in gioco secondo ciò che ci chiede il vangelo. (Gv 6,30-35)”. (cfr. d.L.M. Epicoco)