Si può vivere?

 

«Qual è il disegno di Dio per l’uomo?». E risponde: «Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura bontà ha liberamente creato l’uomo per renderlo partecipe della sua vita beata». (cfr. Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1)

Dio ha creato l’uomo perché sia felice e la via per riuscirci è andare da Lui (cfr. Mc 3, 13), partecipare alla sua vita beata. A questa felicità sono indirizzati tutti gli insegnamenti di Gesù: «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15, 11). Dio Padre, come tutti i padri del mondo, vuole che i suoi figli siano felici”. (cfr. José Ángel Brage)

 

La maggioranza dell’umanità, nonostante i numeri delle religioni qualunque esse siano, sembra vivere senza pensare a Dio o solo fedeli a una religione, almeno esteriormente, alla quale poi non far seguire le scelte di vita e le azioni o addirittura le azioni che mettiamo in atto dicendoci essere frutto della fede rigorosa nella quale crediamo. Vediamo però cosa succede nel mondo e attorno a noi. Ci sono reazioni fondamentaliste o troppo liberali, non c’è una vera cultura del trascendente una vera attenzione allo spirituale eppure ricerchiamo anche se forse inconsapevolmente questa dimensione verticale della vita, almeno a parole.

Siamo un mondo superstizioso attento ai segni che l’universo ci manda imputandoli a fatti soprannaturali all’esistenza di altre forme di vita scadendo poi nella superstizione e nel banale credendo al primo strillone che ci vuole incantare con una vita felice una illusione di una bella vita risultando poi che la vita bella quella che conta e che dovrebbe essere patrimonio di tutti non c’è perché ognuno di noi in modi diversi è profondamente egoista.

“In questo scenario Dio sembra non aver più posto. Il nostro diventare adulti ci conduce a riconoscere in modo più veritiero la nostra condizione davanti a Dio. Dio ci dà a conoscere che dobbiamo vivere come uomini capaci di far fronte alla vita senza Dio. Il Dio che è con noi è il Dio che ci abbandona. Il Dio che ci lascia vivere nel mondo senza l’ipotesi operante di Dio è il Dio davanti al quale permanentemente stiamo. Di fronte a Dio e con Dio viviamo senza Dio. […] Dio è debole e senza potere nel mondo e questa è esattamente la via, la sola via, nella quale Egli è con noi e ci aiuta”. (cfr. Dietrich Bonhoeffer in Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere, Brescia, Queriniana, 2002)

Parole dure difficili forse da comprendere ma che ci fanno intuire la riflessione del pastore protestante tedesco scritte dal carcere ad un amico. Una lettura interessante che ci apre a una riflessione seria che ognuno di noi deve affrontare con se stesso. Che posto ha Dio nella mia vita? Forse crediamo solo a parole, forse ci limitiamo a partecipare alla vita della comunità e della Chiesa ma sempre con critica e riserva evidenziando anche noi solo i limiti della struttura umana senza entrare e lasciarci condurre nel mistero di questo Dio che ci lascia liberi di scegliere ma non ci abbandona.

Il gioco spirituale sta nella nostra libera scelta di Dio, Egli non ci obbliga ma pur non obbligandoci rimane accanto anche se non lo cerchiamo anche se noi non ci comportiamo e non viviamo come Lui ci ha insegnato. Questa nostra apparente libertà diventa una schiavitù delle nostre scelte faticando a distinguere tra il bene il male faticando ad intraprendere la strada giusta per vivere questa nostra vita nel migliore dei modi e se lo facciamo è solo in modo egoistico dimenticando e non sapendo più guardare attorno a noi non sapendo più accorgerci,  senza più essere capaci di stupirci ma solo con degli occhi tristi lamentosi e cercando quello che non abbiamo affannandoci ad ottenerlo perdendo senza accorgerci le ricchezze che ognuno di noi ha perché abbiamo limitato solo al materiale il benessere e tutto ciò che è esterno, cose oggetti e risorse, sembra non interessarci se non a parole per poi non fare scelte coerenti e in sintonia con questo desiderio profondo di Dio dello spirituale del trascendente che c’è nella vita in ogni vita, della sacralità di essa e rifiutando i gesti esteriori di questo sacro criticandoli perché noi uomini siamo limitati e quindi peccatori e sbagliamo, non superiamo questo limite ne con la fede né con la ragione. Sbagliare è umano camminare insieme cercando di migliorare ed educandoci vicendevolmente è il cammino.

“Davanti alla sua crudezza potrebbe farsi strada la tentazione del pessimismo e della tristezza, soprattutto se evitassimo di guardare Cristo. Contemplare il passaggio di Gesù caricato della Croce, dolorante ma sereno, fragile ma maestoso, ci colma di speranza e di ottimismo perché, per quanto grandi siano le nostre miserie e i nostri peccati, lì c’è Lui, che con «la sua caduta ci risolleva, [con] la sua morte ci risuscita. Alla nostra recidività nel male, Gesù risponde con la sua insistenza nel redimerci, con abbondanza di perdono. E, perché nessuno disperi, si rialza faticosamente, abbracciando la Croce»”. (cfr. San Josemaría, Via Crucis, VII stazione)

La Chiesa e le religioni hanno questo compito pur con i limiti che nascono sono quella voce che grida nel deserto della nostra vita per non farci dimenticare che ha un traguardo: incontrare Dio. Rimettersi in gioco affidandoci a Lui e fidandoci di Lui sarà la vera conquista della nostra vita.

@unavoce

 

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