Vera e interiore

«La facoltà di pensare, di operare, di scegliere a proprio talento, in modo autonomo; cioè, in termini filosofici, quella facoltà che è il presupposto trascendentale della possibilità e della libertà del volere, che a sua volta è fondamento di autonomia, responsabilità e imputabilità dell’agire umano nel campo religioso, morale, giuridico» (cfr. Dizionario Treccani)

Parlando con un gruppo di giovani sulla libertà e il suo significato e come realizzarla, si è vagato dalla politica alla religione alla vita quotidiana con discorsi non sempre di grande pregio, così ho pensato di leggere qui cosa si dice e si pensa sulla libertà e la vera libertà.

Da ogni parte e ogni tradizione si trova questa definizione che ci riporta il dizionario Treccani: “la facoltà di pensare, di operare, di scegliere a proprio talento, in modo autonomo…”  e questo viene associato al concetto di fare tutto quello che si vuole, ma questo senza un controllo si rischia di perdere il rispetto reciproco e addirittura su se stessi.

Uno studio della Pontificia Università della Santa Croce di cui vi riporto l’incipit per lasciare a voi la lettura integrale forse ci può aiutare a riflettere insieme: “Volevo iniziare queste riflessioni raccontando un colloquio che ho avuto con un adolescente di 13-14 anni. Era in un campo estivo dopo la fine dell’anno scolastico. Ho provato a rompere il ghiaccio con una domanda generale: “sei contento dell’anno che è appena finito?” Con grande convinzione, il ragazzo rispose di sì, e mi spiegò il motivo: “quest’anno i miei genitori mi hanno dato molta libertà, non mi controllano più come prima”. Commentai che mi sembrava giusto, che non era più un bambino e che era ora che iniziasse a prendere autonomamente le proprie decisioni, a cui il ragazzo assentiva soddisfatto. Ma poi, per provocarlo, ho aggiunto: “e allora immagino che avrai approfittato di tutta quella libertà per fare cose veramente belle e grandi”. Il ragazzo mi guardò un po’ confuso, come se non capisse il senso della domanda. Poi disse che non aveva fatto niente di particolare. Io insistetti con un po’ di ironia: “Ma se volevi tutta questa libertà sicuramente era perché volevi fare qualcosa di veramente bello che prima non potevi realizzare, altrimenti perché vorresti tanta libertà?”. L’unica cosa che ho ottenuto come risposta fu: “Don, Lei fa troppe domande…”. (cfr. Bellocq)

Esperienza che ogni giorno faccio con i nostri ragazzi che alla ricerca della libertà la limitano solo nel fare quello che vogliono pur non sapendo onestamente quello che vogliono.

Quindi la domanda vera che ognuno di noi si deve fare è cos’è la libertà?

La risposta è: poter scegliere tra più possibilità, ma questo non è privo da limiti. “Se libertà è possibilità di scegliere, quando scelgo consumo quella libertà, la perdo e non ce l’ho più. Quindi l’unico modo di non perdere la libertà è non scegliere veramente: sembrerebbe che chi ama la libertà non prende impegni importanti, e vive ogni momento come un nuovo inizio senza che decisioni precedenti lo condizionino. Qualche manifestazione di tale mentalità si può vedere nei giovani che non pensano al matrimonio, ma che si accontentano di “stare bene” per il momento con il proprio partner; o anche in tante persone impegnate nel matrimonio o in una vocazione nella Chiesa che pensano di non dovere per forza vivere legati a un passato che le condiziona quando già non si trovano bene (intendendo lo “stare bene” spesso in modo troppo sentimentale). Mantenere una decisione presa o obbedire a certe regole contro i propri sentimenti, per molti è diventato semplicemente inconcepibile”. (cfr. Bellocq)

Comprendete che è una riflessione profonda alla quale voglio solo invitarvi a fare con serenità e razionalità e nella fede. La vera libertà è la conoscenza è la cultura, talmente liberi di lasciare spazio a Dio di agire nella nostra vita, si tratta di una libertà interiore che non ci vincola e ci rispetta: “La vera libertà non è una rivendicazione di autonomia ma accettazione di una dipendenza, è una libertà interiore più che esteriore, che coincide con una vera e propria liberazione del proprio cuore, per dire di sì anche a ciò che non si è scelto”. (cfr. cispef)

Tutto concorre alla vera libertà dalla nascita all’ultimo giorno, dalla formazione ricevuta a quella che s’intraprende dalle forme di socializzazione alla vita sulla terra… è un insieme di elementi dove trovare la libertà vera quella interiore che ci permette di essere felici senza lasciarci condizionare dalla mancanza di questo o quello, condizionati dalla mentalità e dalle logiche delle mode di questo nostro vivere che sono suscettibili di continui mutamenti.

Vi propongo la lettura dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale “Cristus Vivit” di Papa Francesco: “La cultura di oggi presenta un modello di persona strettamente associato all’immagine del giovane. Si sente bello chi appare giovane, chi effettua trattamenti per far scomparire le tracce del tempo… Talora gli adulti non cercano o non riescono a trasmettere i valori fondanti dell’esistenza oppure assumono stili giovanilistici, rovesciando il rapporto tra le generazioni. In questo modo la relazione tra giovani e adulti rischia di rimanere sul piano affettivo, senza toccare la dimensione educativa e culturale”. (cfr. CV nn. 79-80)

La libertà interiore è quindi la capacità di accettare e vivere mantenendo la vera gioia nel cuore per quello che si ha e non solo per quello che si vorrebbe. Ovviamente discorso che può avere differenti risvolti e opinioni ma credo che sia importante che ognuno di noi si ponga questa domanda: cosa intenti per libertà? Non fare nulla fare quello che vuoi e ti piace o ricerca spasmodica di non avere limitazioni? … oppure ancora malto altro …

Cari amici nel Signore è la vera libertà lasciandoci abitare da lui e trovare in Lui la vera strada che abbiamo intrapreso nella vita per realizzarla pienamente. “Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù … Voi, infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non diventi però un pretesto per la carne … “ (Gal 5,1-13)

@unavoce

 

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