Giornata di memoria
Oggi celebriamo la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate istituita nel 1919 per commemorare la vittoria italiana nella prima guerra mondiale, è festeggiata ogni 4 novembre, data dell’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti.
Non solo è un celebrare la memoria ma è ricordare il passato per non commettere gli stessi errori e anche se sembra questo non avere gradi effetti nel mondo noi come nazione come singoli cittadini non possiamo non vogliamo e non dobbiamo dimenticare il sacrifici di tanti italiani che sono caduti in questo conflitto mondiale per la salvaguardia della libertà e per una pace duratura.
Il nostro pensiero va a tutti i caduti delle Forze Armate di ieri e di oggi e a tutti quei cittadini che sono morti in questa follia. Conoscere gli eventi di quel tempo non per un semplice impegno di cultura della nostra storia elemento comunque importante ma per non dimenticare e onorare chi ha sacrificato la vita.
Ogni nome è scritto nel libro di Dio ogni persona è un eroe della storia ogni militare e civile che è caduto sono degni della nostra memoria della nostra preghiera e del nostro rispetto senza fare politica o campanilismi di parte ma tutti indistintamente hanno immolato la loro ita perché oggi noi possiamo vivere in una Patria democratica e libera degna di queste caratteristiche.
Il 4 novembre 1021 fu tumulato all’Altare della Patria il “Milite Ignoto” un figlio di questa terra senza nome che racchiude tutti i nomi tutti i sacrifici tutti gli eroi. Come occasione di riflessione oggi ti rimando a una omelia del nostro Arcivescovo l’Ordinario Militare Mons. Santo Marcianò pronunciata nel 2021 a Bari: C’è grande silenzio, c’è grande emozione quando si è dinanzi alle tombe dei propri figli. Nel giorno dell’unità nazionale e della giornata delle forze armate, viviamo un addolorato omaggio alle vittime della guerra, un’«inutile strage», come la definì Benedetto XV, il 1° agosto del 1917. 100 anni dopo la tumulazione del Milite Ignoto nel sacello dell’altare della Patria, rendiamo memoria a questi figli, veri tralci di speranza recisi. In nome della Patria hanno sacrificato la loro vita, opponendosi con fierezza e valore alle inique conseguenze di conflitti che sempre calpestano la dignità dell’uomo. Don Primo Mazzolari da giovane cappellano militare, alla vigilia del primo conflitto mondiale, vedeva la guerra come “strumento per ripristinare la giustizia”. Dopo il conflitto e dopo esser stato sei mesi in Alta Slesia, in una zona contesa fra polacchi e tedeschi dove erano stati inviati i soldati italiani a proteggere i deboli, si ritrovò a raccogliere morti e cadaveri e, attraversando Vienna, sulla via del ritorno ne vide la tremenda povertà. Fu in questa nuova consapevolezza, creata dal dolore sperimentato, che egli giunse a dire: “Vogliamo l’amore fra i popoli, non l’odio: la pace nella giustizia, non la guerra. Vogliamo, in una parola tornare fratelli”…. CONTINUA
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