ascolto e preghiera

 

Difronte a domande scomode della vita ai problemi alle difficoltà la nostra reazione è quella di entrare in ansia e avere una angoscia o fare scelte veloci senza riflettere troppo pensando che la prima cosa da fare è mettervi rimedio in qualche modo. Credo invece che davanti alle domande difficili della vita c’è bisogno di fermarsi “nel silenzio della preghiera e dell’ascolto reciproco”.

Un atteggiamento di pacatezza interiore che non è rimandare le cose per non pensarci che non è fare finta di nulla ma che è prendersi tempo per ascoltare il cuore l’anima e nella preghiera chiedere a Dio di illuminare la nostra mente pregare lo Spirito Santo che ci consigli che guidi le nostre scelte le nostre azioni le nostre parole. Questo modo di procedere ci pone in un atteggiamento non nevrotico della vita ma in un atteggiamento di calma.

Una riflessione che il Padre Spirituale del Sinodo, alla quale ti rimando al testo integrale per una tua lettura personale il neo cardinale eletto Padre T. Radcliffe,ha tenuto qualche tempo fa al padri sinodali.

Per affrontare questo tema il Padre Domenicano usa l’immagine del racconto del miracolo della guarigione della figlia della cananea. (Mt15,21-28). Al centro di quell’episodio c’è il silenzio di Gesù, un apparente scontrosità da parte del Messia e il suo silenzio.

“In questo silenzio, che “non è un rifiuto” bensì la “radice di ogni preghiera”, “nostro Signore ascolta la donna e ascolta il Padre”. Allo stesso modo, “la Chiesa si inoltra più intimamente nel mistero dell’Amore Divino soffermandosi su domande profonde per le quali non abbiamo risposte immediate”. (cfr. VaticanNews)

Se questo è stato l’atteggiamento di Gesù allora questa è la missione della Chiesa e lo stile di ogni cristiano: “convivere con domande complesse e non di liberarcene, come i discepoli”. Quali sono qui queste domande complesse? Se “la donna viene per la figlia tormentata”, allora “sicuramente dobbiamo rispondere alle grida di tutte le madri e i padri del mondo per le giovani figlie e i giovani figli coinvolti nella guerra e intrappolati nella povertà. Non dobbiamo tapparci le orecchie, come fecero i discepoli allora”. (cfr. VaticanNews)

Da qui lo stile di preghiera una preghiera silenziosa di adorazione che sa ascoltare e ascoltandoci l’uno con l’altro non per dare risposte ma per imparare prima di tutto e come comunità interrogarsi insieme sui grandi temi della vita dove non sempre ci sono risposte ma solo silenzio e preghiera chiedendo al Signore di guidare la nostra anima e le nostre scelte.

Da qui l’importanza della misura delle nostre parole, del silenzio più eloquente di parole dette male troppo in fretta e non pensate, imparare a prendersi tempo, il tempo dell’attesa, non un’attesa vuota e oziosa, ma fatta di ascolto e preghiera verifica e confronto.

@unavoce – Foto: fonte

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