Per imparare
“Operate per la santificazione del mondo … senza parole, nel silenzio … portate il vangelo non predicando con la bocca ma predicando con l’esempio, non annunciandolo ma vivendolo” (Fratel Carlo, oggi San Carlo di Gesù. Meditazione sulla Visitazione 1898 dalle Opere Spirituali)
Mi hanno insegnato durante la formazione a rimanere aggiornati con gli studi attraverso letture di settore e altro, cosa che ogni professionista fa e noi sacerdoti dal seminario in poi indipendentemente dagli studi di base e dalle varie specializzazioni che alcuni di noi hanno lo stile e l’impegno è quello di rimanere sempre aggiornati con la teologia con gli studi biblici e con gli studi di settore oltre alla lettura e approfondimento dei documenti del Magistero unite a letture personali di vario tipo. Talvolta il rischio per noi sacerdoti è che presi dalle mille faccende di gestione delle nostre comunità e delle rispettive strutture che richiedono oltre che risorse tempo a pagarne il prezzo è proprio la preghiera e lo studio talvolta con la scusa che dobbiamo fare questo e quello. Ovviamente tutto è necessario ma non indispensabile, il laicato non deve sostituire il ministro sacro ma deve sostenere il suo servizio e forse questa commistione di ruoli può creare confusione non dando la possibilità ai sacerdoti di avere quei tempi e quei ritmi di ritrito e di riflessione, di preghiera e di silenzio per essere poi autentici animatori della comunità dando spazio per incontrare le persone con calma, vistare le famiglie e le varie realtà della sua comunità senza diventare degli assistenti sociali ma capaci delegando al laicato e alle organizzazioni sia ecclesiastiche che civili quelle mansioni di supporto e di vicinanza ai bisogni dei singoli. Il pastore è e deve essere l’animatore della comunità ma se non ha tempo di studiare di prepararsi di pregare come potrà svolgere questo servizio? Credo, e lo dico per me, che sia importante non perdere di vista lo stile sacerdote che oggi sembra così fuori moda che non è necessariamente lo stile clericale ma quello sacerdotale di uomo di Dio che celebra i Sacramenti a beneficio della comunità e prega per e con loro.
Questa premessa necessaria per dire che in questi giorni tra le riviste che ricevo che alimentano la mia continua formazione insieme agli studi specifici di settore ho quella della Famiglia Charles de Foucauld “Jesus Caritas” e un artico, apparso sul n.176/ottobre 2024 a pag. 60 dal titolo: “Guardiamo gli uomini come Dio li guarda”, mi ha colpito e oggi voglio condividerne il messaggio centrale rimandandovi a recuperare la rivista “Jesus Caritas” per la lettura integrale.
L’autore dell’articolo, un giovane di origine guineana che per motivi di lavoro oggi vive in Marocco scrive di se e della sua esperienza come cristiano in una terra prevalentemente di fede Mussulmana e in quel contesto racconta la sua esperienza e la sua fede cristiana. Con un inizio un po’ timoroso dell’ambiente sociale incontra e conosce le “Piccole sorelle di Gesù” parte della grande famiglia creta da Fratel Carlo e da loro conosce la figura di Charles de Foucauld, a noi caro perché ex militare e poi diventato sacerdote e oggi venerato come santo nella Chiesa Cattolica e vissuto in oriente tra altre religione e culture offrendoci una testimonianza e uno stile di dialogo partendo dalla sua vita e dalla sua spiritualità.
Suore che ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare con un confratello negli anni che ho fatto servizio a Roma, loro hanno una casa alle Tre Fontane sulla via Laurentina e alla sera andavo a recitare la Liturgia del Vespro in una bella e semplice chiesa animata dal loro dolce canto in francese, era un momento di grande ristoro e respiro. Questo giovane dicevo un po’ in difficoltà pian piano conoscendo bene la figura di san Carlo di Gesù ha imparato a vivere e a condividere il suo cammino cristiano di fede personale e di servizio alla comunità proprio in quella terra con altre presenze altre culture altre religioni attraverso quello spirito di dialogo di rispetto e di collaborazione che San Carlo ha vissuto.
La preoccupazione i timori le discussioni nascono dall’ignoranza dal sospetto dalla mancanza di fiducia e questo vale in ogni parte del mondo in ogni ambiente di vita che sia da una parte o dall’altra del pianeta che sia in ambito civile personale o sociale o in una comunità di fedeli e nella Chiesa stessa. Ora come ha fatto ad integrarsi? Mettendo in pratica proprio le parole che vi ho citato in apertura che incarnano pienamente il Vangelo. Solo così riusciremo: se saremo in grado di testimoniare quel Vangelo in cui crediamo con la vita più che con le parole. Solo allora sarà la vera amicizia e la vera convivenza, capaci di guardare a chi ci passa accanto con gli occhi con cui Dio guarda ognuno di noi indipendentemente da religione o cultura. Dio ci guarda con gli occhi dell’amore come una madre e un padre e questo è quello che nessuno di noi deve dimenticare quando viviamo le nostre vite ovunque e con chiunque siamo. Chi abbiamo accanto è una persona amata da Dio se non lo dimenticassimo potremmo avere veramente un mondo migliore, un mondo nella pace e nella solidarietà fraterna e reciproca.
@unavoce – Foto: fonte
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