Preparata per te

Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. (Mt 7,24-25)

 

In un tempo di guerre frazionate ma estese diffuse e pesanti in un mondo di calamità naturali o presunte di alluvioni e incendi dal clima che ci porta terremoti e tsunami una cosa deve rimanere salda per confermare la speranza: la casa, la casa comune che è questa meravigliosa terra, il nostro pianeta che non è nostra proprietà ma un dono ricevuto e che dobbiamo tramandare senza sciuparlo: la nostra casa, la casa non solo quella di mattoni o di paglia di legno o di fango ma la casa che è la famiglia.

In questi giorni ho letto un articolo e qui vi riporto solo un’espressione che mi ha colpito per rimandarvi alla lettura integrale si riferisce a un fatto bene preciso ma questa frase mi ha colpito tant’è che ve la riporto e mi fermo un attimo a pensare ad alata voce.

 «Casa sono i ricordi con le persone che ami, il luogo in cui sei nato, la sensazione di essere al sicuro, di calma, il luogo dove i tuoi cari ti aspettano e dove tu aspetti loro. Non si tratta di un edificio o di qualcosa di materiale, si tratta di amore e famiglia». (cfr. VaticanNews)

La famiglia è la casa, la famiglia da cui proveniamo e quella che abbiamo costruito, la famiglia e per me la mia comunità di oggi dove il vescovo mi ha inviato, ma la famiglia sono anche le persone che ami che stimi con le quali vuoi trascorre del tempo dove c’è un legame che non è puramente di sangue. Un legame che non è neppure di mattoni ma un legame che viene dal cuore dalla consapevolezza di chi sei cosa sei e cosa vuoi. Essere e fare per te per gli altri e come rispondere a Dio alla Sua volontà, forse talvolta alcuni limiti e disagi – e li chiamerei così con dolcezza senza usare termini forti – sono per noi per meglio comprendere la nostra vita. Da un fatto che noi riteniamo limitante ne può derivare un bene personale.

“Son rimasto colpito dalla testimonianza del Dalai Lama che in una conversazione con il vescovo anglicano Dudd, riportata in un libro sulla gioia, dichiarava di pregare sette ora al giorno alzandosi prestissimo mentre era ancora notte. Allo stupore del vescovo che disse di pregare due ore, il Dalai lama rispose che se non avesse pregato tutte queste ore non avrebbe capito che il suo esilio era stato una grazia, diversamente sarebbe cresciuto imbalsamato nel suo paese”. (cfr. cattedraleweb)

Ripensiamo al nostro cammino alla nostra storia alla nostra “casa” e forse ti accorgerai che il Signore ha preparato per te un posto lì dove sei.

@unavoce – foto: fonte

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