Pensieri ad alta voce
Perdere tempo per guadagnare tempo e pensare insieme
Oggi parlo a me stesso come faccio sempre come faccio sempre del resto, ma desidero condividere con voi questi pensieri perché siate vicino ai vostri sacerdoti senza giudizio o pregiudizio ma sostenendoli con la preghiera e l’impegno e perchè ogni cristiano sia sempre capace di annuncio e testimonianza.
Se aspettiamo che i giovani vengano in chiesa e seguano le nostre attività credo che ormai sia una pia illusione, questo non significa che non bisogna proporle sia per quelli che ci sono o quelli che potrebbero esserci ma il mio pensiero va agli altri, questi dove sono? Cosa facciamo per loro? Come li possiamo avvicinare? Credo che sia necessario “perdere tempo”, perdere tempo con loro e andare dove loro sono e non significa fare necessariamente le loro cose o vivere le loro vite, si rischierebbe altrimenti di essere fuori luogo e fuori posto per età scelta di vita e … ma perdere tempo in alcuni ambiti della loro vita come la scuola il tempo libero lo sporto al bar … perdere tempo creando amicizia e superando da parte nostra il limite di pensare che siano solo lontani e loro il disagio di parlare al prete o di conoscerlo o frequentarlo … una via a doppia marcia dove noi sacerdoti ci dobbiamo un po’ adeguare ai loro tempi e al “loro mondo” avvicinandoli con amicizia e pazienza al “nostro mondo” che poi non è nostro ma è il mondo del rispetto e della convivenza comune.
Perdere tempo e rispondere senza omelie o prediche ai loro dubbi alle loro obiezioni alle loro domande pungenti che ci fanno con risposte serie non banali e non farcite solo di catechismo o di documenti della Chiesa che non vengono letti, (noi dobbiamo conoscerli per snocciolarli nella loro vita) che non conoscono e non interessano al primo approccio e non possiamo pretendere che vengano ai nostri incontri se si sono allontanati ma recuperare la stima reciproca un rapporto di conoscenza e di amicizia questo credo che lo dobbiamo fare. Noi preti grazie a Dio ci siamo ancora, magari non tanti e non giovai ma ci siamo e di ogni età e forse i giovani sono quelli che hanno più possibilità per interagire con loro per età soprattutto e noi più grandi essere meno formalisti per aprire uno spiraglio e per allungare una mano confrontandosi su visioni e pensieri diversi e avere così l’opportunità per spiegare loro le cose come sono realmente e non per sentito dire o per le cronache e pian piano ri-educare o educare con pazienza e per fare questo bisogna perdere tempo. Talvolta le nostre preoccupazioni è per strutture e iniziative per la comunità che c’è e poco all’evangelizzazione di chi è più lontano, pertanto trovare tempo per “perderlo” con loro è la sfida sulla quale muoversi. Molti già operano in questa linea ma ridircelo ci può solo che far bene e rinnovare il nostro servizio alla comunità.
La mia esperienza sacerdotale in questi molti anni nelle Forze Armate mi ha insegnato che con i giovani e la gente in genere che non ci frequenta o frequenta poco o niente la vita della Chiesa, nonostante aver ricevuto i Sacramenti, ci vuole pazienza e tempo. La mia posizione sicuramente privilegiata, vivendo e condividendo la loro vita, mi permette di essere con loro sempre e poter rispondere ai loro quesiti alle loro domande ai loro problemi, ma sicuramente è solo una grande semina che con pazienza poi va coltivata. Da parte nostra non dobbiamo aspettarci che diventando amici riempiano le chiese ma sicuramente la conoscenza e la frequentazione personale ci permetterà di tenere aperto un canale di dialogo e così poter seminare il messaggio cristiano che è impastato, come il lievito con la farina, con al vita quotino con le problematiche moderne e antiche del vivere delle persone tra di loro e lasciare fare a Dio poi il resto.
Perdere tempo costa fatica, perdere tempo con quelli più lontani ma anche quelli vicini sarà la sfida per fare conoscere Gesù e la vita della Chiesa e il vero significato di essere cristiani in questa società in questo mondo che sembra voler annullare il religioso per dare spazio allo spirituale ma che pur non essendo male non è la stessa cosa.
Partire dalla pratica religiosa per chi si è allontanato credo che non sia la strada per avvicinarli, educare alla preghiera alla liturgica comunitaria e alla vita della Chiesa ci vorrà tempo riproponendo con un linguaggio più adatto ai loro stili di vita – e con questo non voglio dire che bisogna svendere il prodotto o diventare pagliacci in chiesa per accattivarci le persone sarebbe un errore – quella che è la ricchezza della Chiesa da sempre. Non sono certo le chitarre (per quanto utili) e i tamburi a far venire i giovani in chiesa sarà la nostra serietà e quello che facciamo re come lo viviamo che ci aiuterà ad avvicinarci a loro gradualmente.
Perdere tempo quindi sarà avere pazienza senza prendere di raccogliere noi i frutti ma seminare a larghe mani presenza competente pazienza disponibilità dialogo apertura … senza perdere chi è presente e attivo già nella vita della Chiesa. Ognuno di noi ha doti e carismi che possono integrarsi con la vita delle persone, chi è più capace in un campo e chi in un altro ognuno ha delle possibilità, è il tempo di usarle e uscire dagli schemi non per fare diverso o il moderno ma per adattare il linguaggio senza banalizzarlo e far comprendere la Parola nella sua vera essenza e dalla Parola di Dio riaprire il dialogo e far comprendere l’importanza della comunità ecclesiale.
Perdere tempo, una parola che può suonare strana e fuori luogo non impressioniamoci, perdere tempo non significa non fare nulla per noi sacerdoti sarà più impegnativo perché a questo perdere tempo non possiamo farci mancare l’impegno per chi c’è e per la nostra vita spirituale e sacerdotale che va coltiva con maggiore attenzione per non essere vuoti e banali come molte volte si vede credendo di fare la cosa giusta per avvicinare i giovani. Perdere tempo per guadagnare il cuore e la vita delle persone, perdere tempo per guadagnare tempo e pensare insieme.
@unavoce – foto: fonte