Sii voce gentile

 

“Con la voce, con lo scritto, con le immagini, “siete chiamati a raccontare”, ma senza mai disconoscere “il valore primario” degli altri, facendo uso di una parola “adeguata e mai strillata”, assicurando “riservatezza, magnanimità” e “discrezione”. (cfr. Card. P.Parolin)

 

Alla fine di gennaio si è celebrato il giubileo di chi opera nel settore delle comunicazioni e mi sono imbattuto nell’omelia che il Cardinale Segretario di Stato Vaticano ha pronunciata al termine di una due giorni con i responsabili delle comunicazioni delle conferenze episcopali del mondo, così credo che le sue parole possano essere anche per noi occasione di riflessione per porci in questa realtà, utile e indispensabile, senza mai dimenticare chi siamo e cosa siamo come uomini e credenti.

Un rischio forte per tutti quello di usare i media per apparire pensando di curare il nostro cuore e il nostro spirito senza accorgerci che diventa invece un palcoscenico di cattiverie e recriminazioni o di esibizione pura senza lasciare nulla né a chi pubblica né a chi guarda o legge.

“Al contrario, se si vuole essere riconosciuti come leader, perdendo di vista che siamo “tutti fratelli perché tutti figli del Padre”, allora si sperimentano la “paura della novità” e la “patologia del controllo di tutto e di tutti”. D’altra parte, ha considerato Parolin, “troppe volte nei nostri ambienti, c’è l’affermazione esasperata della difesa di una competenza che si ritiene propria ed esclusiva”, mentre Gesù vuole che ciascuno, “nei pascoli della Chiesa” come in quelli “della comunicazione”, viva “libero e senza aver paura di perdersi perché riconosce la voce del Pastore”. (cfr. VaticanNews)

“Da qui l’invito finale a considerare come “unica e specifica competenza” affidata a ciascuno quella di “far crescere e far maturare nella storia le comunità di lavoro nei media, perché dai vostri racconti per parole e immagini, si sappia affermare sempre il primato del Padre che ci genera giorno dopo giorno come figli”. (cfr. o.c.)

Mai come in questo tempo si sta parlando di comunicazione e ormai nell’era dell’IA molti scrivono e parlano propongono e danno avvio a corsi di formazione per usare questa risorsa, pertanto credo che sia nostro compito conoscere ma educarci all’uso di questi doni che sono tali se li usiamo con la nostra intelligenza e la nostra fede.

Attraverso i social possiamo annunciare molte cose spetta a noi fare di questo strumento un veicolo di bene e di pace di fede e di amore riportando tutti all’attenzione per una vita dignitosa e vissuta nella fede senza strillare ma con riservatezza e discrezione nel rispetto di tutti ma senza rinunciare alla nostra fede alla nostra cultura alla nostra essenza di vita.

@unavoce – foto: fonte

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