Icona dell’uomo
“Ho pensato che se in città mancassero i barboni, i poveri, i senza tetto mancherebbero le vere icone dell’uomo che è essenzialmente un povero, bisognoso di tutto; è autentico soltanto quando se ne accorge, ne prende coscienza. Se non ci fossero loro resterebbero i monumenti che non sappiamo neppure chi rappresentano e talvolta impicciano soltanto uno spazio che potrebbe essere meglio utilizzato”. (cfr. cattedraleweb)
Navigando in rete mi sono ritrovato a leggere due articoli apparsi sul sito “Cattedrale Web” di Mons. Mani già nostro ex ordinario militare, dove mi sono soffermato a riflettere su una sua esperienza vissuta nella casa religiosa dove vive.
Il fatto mi ha colpito molto e soprattutto quell’espressione che vi ho citato in apertura. Vi invito a leggere i due articoletti “Paolo ci ha lasciato” e “I funerali di Paolo”, per comprendere il pensiero che voglio comunicarvi.
Come vi dicevo la storia mi ha fatto riflettere sul mio e nostro atteggiamento verso i poveri verso i barboni che nel titolo ho voluto chiamare alla francese Clochard ritenendo il termine più bello e meno offensivo per quanto vero verso quelle persone che vivono ai margini della nostra società e che incontriamo nelle nostre città.
La nostra attenzione come comunità non manca e molti di noi anche privatamente sono attenti e sensibili a questo aspetto di alcuni nostri fratelli e sorelle. Ovviamente non si può fare di ogni erba un fascio né in un senso né nell’altro ma questo non toglie la nostra attenzione e il nostro impegno concreto.
Molti si scusano accusando e puntando il dito e per alcuni versi può esserci una verità essendo taluni invadenti e molti di noi impauriti dal diverso ma lo spirto evangelico ci insegna l’accoglienza e l’attenzione senza ovviamente essere sprovveduti e ingenti “siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Mt.10,16). Così ci insegna Gesù nel vangelo. Certo ci dobbiamo educare a questo stile non basta saperlo ma educarci prima di tutto ad accorgerci dei poveri che ci vivono accanto e imparare a comportarci con loro come fratelli senza pensarci superiori o più fortunati. Non sappiamo le storie di come queste persone si ritrovino in queste situazioni e talvolta non serve saperlo ma solo allungare la mano e accoglierli come fratelli indipendentemente dal vestito dalla pulizia dal colore delle pelle o altro.
Il Cuore di Cristo è quello che dobbiamo imparare ad avere per vivere la vita con carità, una carità che ci ripaga con l’amore che scalda il cuore rinnovando così anche le nostre vite, questa è la vera ricompensa e non quella di ritenerci migliori senza accorgerci che dalla semplicità e umiltà di questi fratelli ci viene ricordato i doni che abbiamo e che rischiamo di sprecare. Non passiamo indifferenti e alla loro mano allungata offriamo qualche cosa con un sorriso con una parola di rispetto di dignità di amore.
@unavcoe – foto: fonte