Liturgia della Parola
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II DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA
«Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». (GV 20,28-29)
Meditando la PAROLA con don Luigi Maria Epicoco: “La miseria più grande nella mia vita non sono i miei peccati, né le mie debolezze, né tanto meno gli spigoli del mio carattere. La miseria più grande della mia vita è quel retrogusto di incredulità che attraversa un po’ tutto ciò che sono, che penso e che faccio. E’ la stessa incredulità di Tommaso; è l’incredulità di chi fa fatica a fidarsi di qualcuno diverso da se stesso. Bisogna avere molta misericordia per chi è affetto da questa fatica di credere. Gesù usa con Tommaso un abisso di misericordia perché gli permette di “toccare” ciò che fa fatica a credere. La Misericordia è poter fare un’esperienza d’amore talmente forte da non avere bisogno più di nient’altro. In questo senso siamo tutti bisognosi di Misericordia, tutti bisognosi di sentirci amati e liberati dal dubbio che forse è solo una nostra suggestione mentale o una facile consolazione per affrontare la dura realtà. «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Avere fede significa non avere più bisogno di prove per credere all’Amore che ci ha voluti, ci ha dato la vita e ci ha salvato. Se tu sei certo di essere amato tu hai fede. Se tu conosci il nome di questo Amore, tu hai fede. Gesù è il nome di questo Amore. Gesù è il fatto che ha trasformato l’Amore in un’esperienza. Oggi preghiamo affinché molti possano sperimentare la Misericordia, cioè possano essere convinti e cambiati dall’Amore”. (cfr. d.L.M. Epicoco)